La Russa.: «Armare i caccia Amx? Si, se servirà a dare più sicurezza»

L'eventuale decisione di mettere le bombe sugli aerei italiani in Afghanistan «sarà mia e solo mia così come è stata mia la decisione di non armare i Tornado per evitare rischi ai civili». Lo ha detto, a conclusione della sua relazione alle Camere sull'attentato agli alpini della Julia, il ministro della Difesa La Russa, replicando, di fatto, al leader dell'Udc Casini che lo aveva invitato ad «assumersi la responsabilità di una scelta dolorosamente solitaria e a non scaricare sul Parlamento questa responsabilità».
Il ministro aveva chiesto al Parlamento - in particolare alle Commissioni competenti - «non un voto, ma una riflessione per giungere alla più ampia condivisione possibile» che, secondo La Russa, sarebbe «un forte segnale di sostegno del Paese ai nostri ragazzi sul campo». Tuttavia, al di là del pur importante conforto di un ampio consenso, come quello registrato sulla precedente scelta di non mettere bombe sui nostri caccia, il titolare della Difesa fa sapere che se dalla dotazione delle bombe dovesse derivare «un miglioramento, anche piccolo, alla sicurezza dei nostri militari» il suo ok sarebbe scontato.
Decisione che comunque sarà presa solo dopo il vertice Nato del 19 e 20 novembre a Lisbona e di concerto con gli alleati. La Russa si è infatti detto sensibile alle rinnovate richieste dei militari che «manifestano un certo imbarazzo a sentirsi in qualche moda di serie B rispetto agli alleati che possono usare le bombe». E su questo ha chiesto «l'opinione, per me importante, delle Commissioni parlamentari». Ma non sembra che un'eventuale decisione per il sì alle bombe possa allargare il consenso in Parlamento su quest'aspetto della missione Isaf.
Poiché al di là dello scontato consenso delle forze della maggioranza, Lega compresa, e - quanto all'opposizione - della promessa di Pier Ferdinando Casini di «solidarizzare con qualsiasi decisione prenderà il ministro», il Pd, con Piero Fassino, ha detto il suo no chiaro e tondo all'uso delle bombe, soprattutto per i rischi per la popolazione civile, e ha invece invitato a costruire condizioni di maggiore sicurezza per i nostri soldati «non armando gli aerei, ma con più efficaci modalità operativa di intelligente». L'esponente del Pd ha inoltre chiesto al governo di «non essere un esecutore passivo di strategie altrui ma di concorrere attivamente a definire scelte e obiettivi e tempi per dare stabilità all'Afghanistan». Fassino, d'altra parte, ha definito «senza senso il ritiro unilaterale e immediato dalla missione», trovandosi su questo in sintonia con La Russa, il quale ha affermato che «mai e poi mai ci sarà un'uscita unilaterale dell'Italia dall'Afghanistan».
Quanto però alla permanenza dei nostri 4.000 militari nella regione, il ministro della Difesa ha detto che «non è una speranza ipotetica» poter riconsegnare il teatro dove operano le nostre truppe, nell'ovest dell'Afghanistan, al legittimo governo entro il 2011 e ritirare il contingente operativo sul territorio, pur prevedendo di dover aumentare il numero - oggi di circa 500 - degli istruttori delle forze di sicurezza afghane. L'indicazione di date per il disimpegno viene però considerata sbagliata sia dal vicepresidente del Senato, Emma Bonino, che dal leader dell'Api, Rutelli, per non favorire, tra l'altro, le aspettative degli avversari. Mentre la data del ritiro dei soldati, per l'Idv di Di Pietro, dovrebbe già essere operativa dal momento che - ha detto il senatore Pardi -«la guerra in Afghanistan non ha mai avuto e non ha alcun senso».
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