Rupert Murdoch e l'arte del (finto) ritiro

Rupert Murdoch si è dimesso dagli incarichi che si era attribuito al vertice dei suoi giornali inglesi e subito si è sparsa la voce che la decisione fosse il preludio della loro vendita e della fuga del più importante editore del mondo dall’Inghilterra dopo lo scandalo di «News of the World». Ma Murdoch conosce bene l’«Arte della guerra» di Sun Tzu: per dissimulare le proprie vere intenzioni bisogna agire allo scoperto, tranquillizzando i nemici. Poiché anche questa volta nessuno conosce davvero i veri obiettivi dell’ottantunenne Murdoch, le dimissioni sono state interpretate in modi diversi. Per la maggior parte dei quotidiani britannici non c’è dubbio che l’editore abbia deciso di lasciare per sempre l’Inghilterra e che questa sia solo la prima mossa. La vicenda delle intercettazioni telefoniche illegali fatte dai giornalisti di «News of the World» ha portato in carcere 50 persone, è costata allo stesso Murdoch un umiliante interrogatorio in Parlamento e ha fatto cadere le teste di suo figlio James e della sua protetta Rebekah Brooks, Chief Executive di News International.
Murdoch è stato inoltre definito da una commissione parlamentare inglese «inadatto» a ricoprire il proprio ruolo e lo scandalo è scoppiato proprio mentre stava concludendo l’acquisizione della maggioranza di British Sky Broadcasting (BSkyB) per la quale aveva pronti 12 miliardi di dollari. Ce n’è abbastanza per concludere che la Gran Bretagna non gradisce più la presenza della famiglia Murdoch, che ne prenderebbe dunque atto.
Ma questa spiegazione è troppo semplice. Negli ultimi mesi, Murdoch ha lasciato anche i consigli di amministrazione di numerose emanazioni di News International negli Usa, in India e in Australia, e questi passi indietro sono forse conseguenti alla decisione presa mesi fa di dividere in due l’impero: da una parte i giornali e tutto quello che viene stampato su carta, un settore in crescente difficoltà; dall’altra il ben più redditizio gruppo di imprese legate alla tv e al cinema, come Fox Tv e 20th century Fox, che ha guadagnato nell’ultimo anno fiscale 4,6 miliardi di dollari, cinque volte di più di quanto hanno realizzato i giornali e i libri. Invece di andare a supportare i prodotti su carta, gli utili di Fox tv e cinema saranno usati per fare acquisizioni in un mercato dai prezzi molto convenienti.
Tutto spiegato dunque? Ovviamente no. Le dimissioni potrebbero essere state date solo perché qualcuno di importante le ha sollecitate. In ottobre, all’ultima assemblea degli azionisti del gruppo, 18 tra i maggiori investitori hanno firmato una lettera nella quale hanno chiesto a Murdoch di lasciare per raggiunti limiti di età. Tre azionisti americani lo hanno inoltre denunciato per scarsa sorveglianza sulle sue aziende. Poiché la lettera era firmata anche dal potentissimo Local Authority Pension Fund Forum e dai britannici Aviva e Legal & General, era impossibile tenere la posizione a lungo. Murdoch ha dato quindi il segnale di volersi ritirare, ma ovviamente solo per tranquillizzare i nemici, prendere tempo e riuscire a consegnare l’impero al figlio James.
Qualunque sia la sua vera intenzione, una cosa è certa: Murdoch non venderà mai i suoi giornali, e non solo perché sono ancora uno strumento potente per fare eleggere primi ministri e presidenti. Il fatto è che ha nel sangue la passione per la carta stampata e fare l’editore gli piace davvero. E, scandali a parte, lo sa fare molto bene.
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