La Ru486 allunga l'aborto

Dalla Rassegna stampa

La notizia è di quelle double-face. C’è una parte in chiaro che oggi avrà ampio spazio su tutti i quotidiani. Poi c’è il suo doppio, destinato invece a rimanere nelle pieghe del fatto. La prima è questa: la pillola abortiva, la Ru486 ha ricevuto il via libera definitivo da parte dell’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa). Dunque, anche l’aborto da oggi si sdoppia: a quello chirurgico dei reparti di maternità, previsto dalla legge 194, si aggiunge quello chimico, in pillola appunto. Fine, senza ulteriori commenti, della parte visibile della notizia.
 
«Firmi e vada pure a casa»
 
Ma ben più interessante è the dark side, il lato oscuro, non della luna ma della pillola. E cioè: con la Ru486 l’aborto diventa pratica rischiosa per la donna, più invasiva e dolorosa perché l’espulsione del feto avviene in tempi lunghi e non programmabili.
Non solo: con la pillola abortiva, la donna viene lasciata sola perché, come ha documentato il mese scorso un’inchiesta del settimanale Tempi, con la legalizzazione della Ru486, l’aborto rischia di diventare domestico.
Per questo, la Ru486 vìola anche la legge 194 che invece prevede l’obbligo dell’ospedalizzazione. Certo, pure per l’aborto chimico dovrebbe essere così: nei fatti, invece, le cose vanno diversamente. Come ha documentato l’inchiesta di Tempi. Nelle decine di telefonate ai medici e nelle visite in ospedale, alla cronista del settimanale veniva tranquillamente detto che sarebbe bastata una firma per potersene andare pure a casa ad abortire. Tra le quattro mura del bagno. L’inchiesta del settimanale spinse il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, a chiedere una commissione d’indagine al Senato
E poi, ci sono i decessi causati dalla pillola. Ad oggi, sono 29 le mamme morte per emorragie ed effetti collaterali indotti dalla pastiglia, che il padre della genetica moderna, Jerome Lejeune, definisce senza tante gentilezze «pesticida umano». E basterebbe leggere le testimonianze rese al magistrato di 38 donne sottoposte alla sperimentazione nell’ospedale di Torino per frenare gli entusiasmi incoscienti o in malafede di chi considera l’anti-feto tascabile come metodo “meno invasivo” e cruento dell’aborto chirurgico.
Già, aborto easy e immacolato, senza strazi di carne né spargimenti di sangue.
Vale la pena di ricordare, allora, come agisce la kill pill: un aborto interminabile, che si prolunga per almeno settimana. La legge 194 prescrive che l’aborto avvenga all’interno delle strutture ospedaliere ma con la pillola topicida non è più così: l’aborto può avvenire nel giro di settimane o di un giorno. Nel frattempo le pazienti vengono dimesse e mandate a casa tra la prima somministrazione di mifepristone (che uccide il feto) e la seconda fase con il misoprostol, la prostaglandina che provoca l’espulsione. Ed è proprio questa fase che può prolungarsi per giorni. Giorni di vomito, diarrea, contrazioni protratte e dolorose emorragie.
Prima che la Ru486 venisse ammessa, le sue funzioni infanticide erano egregiamente svolte dal Cytotec, un farmaco contro l’ulcera, prodotto dalla multinazionale Pfizer (quella del Viagra ma anche di tante medicine antitumorali e salva vita) ma richiestissimo da ragazze minorenni e straniere perché ha gli stessi effetti della pillola abortiva. Soprannominato il ferro da calza del 2000, Iil Cytotec, è acquistabile in farmacia soltanto attraverso prescrizione medica, ma il quotidiano Repubblica, qualche tempo fa, ha inviato un suo cronista con una telecamera nascosta a chiedere il farmaco senza ricetta. Nessun farmacista fa domande o si oppone, il prodotto viene offerto sulla fiducia e venduto da tutti come se fosse aspirina o caramelle balsamiche per la gola. Il sito dei radicali italiani che lo consigliavano esplicitamente, quando ancora Ru486 non era stata autorizzata. Ora, lo sostituiranno con il topicida per bambini. Il Cytotec provocava emorragie, dunque aborti che venivano classificati come spontanei. Ora, con la Ru486, il rischio di emorragie resta, ma l’aborto diventerà clandestino in casa. Insomma, una mammana chimica che provocherebbe un sommerso di aborto illegale di dimensioni inimmaginabili a carico soprattutto delle giovanissime, le stesse che già abusano della pillola del giorno dopo.
 
La ribellione dolce e laica
 
Ecco, così stanno le cose, e allora, come chiedeva Giuliano Ferrara, ci vorrebbe una rivolta politica e morale.. Una ribellione dolce, allegra ma decisa contro questa cultura della morte in un bicchier d’acqua, dell’aborto forzato o volontario che fa fuori milioni di bambini ogni anno, di una ideologia che dice di battersi per la libertà di scelta, intendendo solo quella di buttare nel cesso una vita indifesa. Un fronte laico, perché battersi contro queste nuove armi di distruzione di massa è un impegno elementare, umano, razionale, nel quale credenti e non credenti si possono riconoscere senza infingimenti. Per smascherare le menzogne di una medicina che propaganda l’aborto come metodo contraccettivo ed eugenetico.

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