Il rottamatore faceva lo gnorri e lo attaccava

La gratitudine di Matteo Renzi. È il 7 febbraio, il caso Lusi è appena scoppiato e il rottamatore fiorentino si fa vivo per dire che «Luigi Lusi non ha dato alcun sostegno economico all'evento Big Bang che si è svolto nell'ottobre scorso, ma solo politico». Tre giorni più tardi, il 10 febbraio, il sindaco rilascia un'intervista durissima. Gli chiedono se sia sorpreso del malaffare nella Margherita e lui, ex diellino di ferro, si atteggia a moralizzatore: «Mi ha così poco sorpreso che già al primo raduno della Leopolda chiedemmo l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti». Poi parte con l'invettiva: «Il caso Lusi mette molta tristezza. Una volta si rubava per il partito. Oggi si ruba dal partito. Una specie di drammatica evoluzione della specie». E ancora: «Alla Leopolda Chiamparino e io lanciammo l'allarme, ma passammo per demagoghi e antidemocratici». Poi il rottamatore definisce i 13 milioni di euro sottratti al partito «uno scandalo» e insinua un dubbio: «Quel che (Lusi ndr.) ha preso, però, è solo una parte dei soldi ricevuti, credo che ora la domanda sia come è stato speso il resto?».
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