I romani litigano con la scheda-lenzuolo

Dalla Rassegna stampa

I cauti esitavano a sbrigare l’ equazione: piazze vuote uguale urne vuote. Invece è stato proprio così. Pochi elettori, pochissimi ovunque. Esemplificativo il seggio di via Bitossi (Balduina), feudo del centro destra, dove ha votato il sindaco Alemanno.
Alle 12, ora di punta, tra messa e pranzo domenicale, la scuola è semivuota. Chi c‘è, va in cabina determinato («Speriamo vinca Marino», dice una signora; «Io rivoto Alemanno», un’altra signora), sfiduciato («Ho votato per eliminazione», spiega Emilio, 50 anni), titubante («Devo ancora decidere», ammette un ragazzo un secondo prima d‘infilarsi in cabina), col naso turato («È una competizione triste», commenta Teresa). Triste, ma soprattutto moscia. Alle sezioni della scuola Maratona (Farnesina) qualcuno opta per il voto disgiunto: voto di lista al Pd, candidato sindaco Marchini o Alemanno.
Poca gente e zero entusiasmo da nord a sud, dai seggi di via Vallombrosa a quelli in zona Trullo (Portuense). In terra «sinistra» non va meglio. Alle sezioni di via dell’Arco del Monte, dietro la storica sede comunista di via dei Giubbonari, dopo pranzo è il vuoto pneumatico. Qui ha depositato la scheda Emma Bonino e il suo pensiero ad alta voce è rimasto impresso: «Troppi candidati, non si capisce niente». La neoministra si è fatta portavoce di molti. Nel generale Record La scheda azzurra per le comunali di Roma è lunga un metro e venti. I candidati sindaco sono 19 sostenuti da 40 liste mortorio, infatti, la protagonista assoluta è stata la scheda formato-tappeto, che ha fatto il pieno di borbottii di questo primo turno. Maxischeda che «è la democrazia», ha detto Ignazio Marino andato a votare in bici a via Gesù e Maria.
Sarà, ma a sondare le persone, l‘avviso pare diverso: «E un lenzuolo alto come un essere umano: non c‘entra in cabina!» protestano a via Campania. «Una buffonata», tuona una signora al seggio di piazza Bologna. «Un ginepraio», saetta un signore davanti alle sezioni a Belsito. Ai Parioli un‘anziana signora esita a varcare la soglia della sezione: «Leggo il giornale tutti i giorni eppure non so chi votare: ma chi li conosce tutti questi!».
Insomma, le urne piangono ma le schede scoppiano. E molti dei lenzuoli per i Municipi restano intonsi.
Neanche a starli a spiegare e ripiegare: a via Assarotti (Trionfale) la gente fissa attonita i tabelloni: «Tutti sconosciuti, è una presa in giro: ho annullato le schede», è l‘amara chiosa della quarantenne Giovanna. Manovre origamiche per ripiegare lo schedone, incertezza generale («Avrò commesso qualche errore e il mio voto andrà buttato», si duole un signore), e pure tocchi di follia. Come lo strano caso di una matita sparita a un seggio in Prati, e gli scrutatori che si mettono a cercarla casa per casa.
Capito bene: i solerti hanno pescato gli indirizzi dei votanti, hanno citofonato alla sacra ora pomeridiana, magari rimediando anche un caffè, tutto questo per una matita.

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