Roma, rischio rissa con i "gladiatori"

Dalla Rassegna stampa

Si prevede un pomeriggio di fuoco per gli scrutatori di Roma e provincia. L’esercito dei "gladiatori della libertà", ovvero gli oltre tremila rappresentati di lista sguinzagliati dal Pdl nei seggi della capitale, sono pronti a contestare - e a far verbalizzare - ogni scheda annullata nel corso delle operazioni di spoglio. Così da imporne il riconteggio in sede di verifica post-elettorale. E quanto prevede il vademecum messo a punto dagli uomini di Berlusconi nel tentativo di arginare eventuali errori commessi dal popolo pidiellino dopo l’esclusione del loro simbolo.
«Chi vota Polverini e aggiunge sulla scheda un nome noto del nostro partito romano, oppure quello di un consigliere uscente, esprime una chiara intenzione di voto per la presidente» è l’Istruzione" dettata dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto.
Dunque, la preferenza andrà invalidata, ma dovrà essere assegnato il voto di lista e quello alla candidata governatrice. E poco importa se il nome inesistente potrebbe rendere riconoscibile il voto, così violando l’art. 48 della Costituzione. Per il Pd] il principio da applicare è la tutela della volontà dell’elettore. Anche a dispetto della circolare subito emessa dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, giusto al fine di scongiurare il rischio caos ai seggi: «La giurisprudenza prevalente del Consiglio di Stato - recita la nota - è ferma nel ritenere nullo il voto che non corrisponde a nessuno dei candidati (...), salvo che, per tipo di errore e per la collocazione del nominativo, possa ritenersi che si tratti esclusivamente di un errore dell’elettore dovuto a ignoranza». Ed è a questo "salvo che" il Pdl intende appigliarsi per far valere la sua interpretazione.
Qualche assaggio lo si è avuto già ieri: il delegato del sindaco Alemanno allo Sport, Alessandro Cochi, ha distribuito agli scrutatori di una scuola di Testaccio un foglio prestampato contenente le "disposizioni in materia elettorale" versione Pdl; mentre Giorgio Mori, consigliere berlusconiano del XX Municipio nominato presidente al Fleming, ha fatto sapere che - nel caso trovasse il nome di un candidato escluso - «annullerò la preferenza per errore causato da ignoranza, come scritto nella circolare prefettizia, ma assegnerò il voto alla lista e alla candidata presidente». Sempre che il Pd glielo lasci fare: dopo aver accusato «gli azzeccagarbugli del centrodestra di voler accreditare una interpretazione della legge che è fuori da ogni logica», i democratici di Roma hanno infatti spedito ai seggi «i nostri rappresentanti
di lista e parlamentari per vigilare affinché il voto degli elettori non venga falsato».
Certo è che se le urne non consegneranno un risultato netto, il rischio di finire in tribunale è alto. Un duello anticipato dal botta e risposta Bonino-Gasparri. «Manifestare preferenze per chi non è presente in nessuna lista non è conforme alla legge», ha tagliato corto la candidata del centrosinistra, esibendo «un manuale della Lega che dice: se un signore non si è candidato la scheda è nulla perché potrebbe essere un tentativo di far riconoscere il proprio voto».
Secca la replica del capogruppo Pdl al Senato: «Bonino mente a urne aperte. La circolare del prefetto è chiarissima. Non si giochi a imbrogliare ulteriormente. Non bastano i pacchi bomba e le minacce di ogni tipo? Si vorrebbe ancora sabotare la legalità repubblicana?».

© 2010 La Repubblica. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK