Roma pensa Berlino decide

Ci sono Paesi, vedi l'Italia, che si accapigliano su fantomatici piani energetici; importano gran parte del loro fabbisogno di gas e petrolio, rimanendo ostaggio dei Paesi produttori; non riescono a sfruttare fino in fondo le proprie risorse naturali. E ve ne sono altri, come la Germania, che nel giro di qualche giorno si siedono a tavolino per pensare un futuro che più che sull'atomo punti sulle rinnovabili. Lo sappiamo: la decisione del cancelliere Angela Merkel di sospendere per tre mesi la scelta di allungare fino al 2030 la durata di vita delle proprie centrali nucleari, sulla scia del grave incidente di Fukushima, è stata probabilmente emotiva e opportunistica. Ma come non apprezzare la concretezza del dibattito politico, il desiderio di capire e di decidere? Il tema del nucleare non è solo tecnico o politico, è una questione di società, tanto che al lavoro è anche un comitato etico, a cui partecipano scienziati, economisti, filosofi e uomini di chiesa. L'11marzo il drammatico terremoto giapponese ha provocato molti dubbi in Germania sulla sicurezza dell'energia atomica; dodici settimane dopo, il 15 giugno, il cancelliere dovrebbe presentare un nuovo piano energetico nazionale. E in Italia?
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