Roma, Fini inaugura la sede di Fli e rilancia il terzo polo

Gianfranco Fini inaugura la sede del suo partito, Futuro e Libertà: tutta bianca, dodici stanze, ultimo piano di un palazzo a duecento passi da Montecitorio. E manda questo messaggio: Futuro e libertà esiste, vuole un centrodestra moderato e riformatore, «assieme agli amici del terzo polo», cioè Casini e Rutelli. Un anno fa, quando si costituirono i gruppi di Camera e Senato, Fli contava 43 parlamentari, oggi sono undici di meno. E ieri, in seguito a un'intervista del deputato Granata che ipotizza un'alleanza Fini-Di Pietro, hanno lasciato il partito l'eurodeputato Collino, sette dirigenti giovanili e due dirigenti di Fli a Trento. Fini non è preoccupato da queste uscite, né da quelle di Urso, Scalia e Ronchi. Risponde evocando le parole di Dante sugli ignavi: «Non ti curar di lor ma guarda e passa». Ma dal fronte del Pdl i ministri Franco Frattini e Altero Matteoli replicano: «Ci vuole rispetto per chi lascia».
Il presidente della Camera ieri ha risposto a tutte le domande. Il Pdl guidato da Alfano è diverso? «Alfano ha parlato di partito degli onesti, frase bella ma vuota di contenuti. Che farà Alfano davanti alla richiesta di arresto di due suoi deputati o davanti a un ministro rinviato a giudizio? Auguri ad Alfano, la strada è in salita».
Più arduo, visto il ruolo che ricopre, questo quesito: dopo l'approvazione della manovra economica, ci vorrà un governo di unità nazionale? Fini loda Napolitano e perfino «il senso di responsabilità di Tremonti». Si augura che «la collaborazione tra maggioranza e opposizione per la manovra, sulla quale pure ci sarebbe molto da dire; non rimanga un'eccezione». Confida che «da lunedì non ricominci -tutto come prima, la lotta degli Orazi contro i Curiazi, con l'opposizione che ripete il mantra delle dimissioni di Berlusconi e lui che non ci pensa nemmeno». Fini spera che si trovino altri elementi di unità, un patto maggioranza-opposizione per investire in tecnologie e innovazione, riformare la pubblica amministrazione, il mercato del lavoro, la questione previdenziale. Quindi nessun nuovo esecutivo? «È evidente che il giudizio sul governo è negativo». Meglio senza Berlusconi che con Berlusconi, insomma: «Ma se la situazione non si sblocca vanno comunque risolti i problemi del Paese». Di più Fini non può dire, anche se gli uomini più vicini, Bocchino e Della Vedova, chiedono chiaramente che, superata la crisi, il governo cambi.
Fini promette che da settembre girerà l'Italia, a fare politica. E ripete, di nuovo, che non si dimetterà da presidente della Camera, perché in quel ruolo non è mai venuto meno ai suoi doveri.
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