La rivoluzione più avvincente? Il Risorgimento

Dalla Rassegna stampa

«È la borghesia illuminata e repubblicana che sogna l'Italia di domani, il nerbo della cospirazione, la faccia nobile e bella della lotta... manca il popolo: ma a questa sua latitanza, prima o poi, persino Mazzini finirà per abituarsi». Il nuovo libro di Giancarlo De Cataldo è uno spiazzante romanzo sul Risorgimento italiano. La storia, raccontata dall'autore di Romanzo criminale, rimescola le carte, spariglia i luoghi comuni sul Risorgimento, muta il punto di vista ed evita qualsiasi visione ideologica, preconfezionata o prefabbricata. Insomma, lo scrittore provoca e spiazza il pensiero ipocrita e benpensante allargando le maglie della rete tessuta dalla tirannia del Potere e rilancia con forza l'incredibile attualità dell'epopea risorgimentale.
È una storia scritta e concepita in maniera conflittuale, sempre sospesa tra fedeltà e tradimento, dove è però la lealtà ad emergere come risposta "altra" rispetto a queste due strade tra loro opposte e divergenti eppure così simili. I traditori di Giancarlo De Cataldo (Einaudi, pp.582, €16,80) è una favola per adulti che accende un faro di emozioni forti sulle luci e sulle ombre dell'epica risorgimentale. È un libro capace di affondare la penna, come fosse un coltello, nei meandri dei moti rivoluzionari del Risorgimento, nelle lotte liberali dell'Ottocento e nei vizi, oltre che nelle virtù, delle personalità e dei personaggi che lo hanno vissuto, caratterizzato, determinato. Nel bene e nel male. In altre parole, si tratta di una narrazione attualissima nei toni, nello stile, nei rimandi, nelle degenerazioni e nelle idealità che esprime o che distrugge, che abbraccia o che rifugge. Sembra un film. Niente a che vedere, perciò, con le ricostruzioni polverose di un periodo storico spesso falsamente rappresentato attraverso eccessi denigratori o esaltazioni quasi mistiche. Niente di tutto questo. Siamo di fronte ad un romanzo che, pur aprendosi alle critiche e ai distinguo di ciascun singolo lettore, è comunque capace di attualizzare la spinta libertaria del Risorgimento italiano e di renderla per nulla scontata né, tantomeno, stereotipata.
Non si tratta, dunque, di stereotipi. Siamo piuttosto di fronte a personaggi che rappresentano archetipi (es. il giovane, il vecchio saggio, la donna di facili costumi, il patriota) tutti ancora vivi nel nostro immaginario individuale e collettivo. In altre parole, è una storia che coinvolge il lettore, lo avvicina ai personaggi in modo critico e riesce a mostrarli per quello che veramente furono e sono, nella Storia come sulla pagina scritta, nella leggenda come nella cronaca, secondo un intreccio narrativo che si avvale di una vicenda senz'altro epica, ma raccontata in maniera cruda e reale. L'autore ricostruisce un'idea di libertà facendo poggiare le fondamenta libertarie sul Risorgimento liberale, cioè sul piano di origine della nostra storia contemporanea che portò alla conquista dell'Unità d'Italia. Nel romanzo, alcuni personaggi di fantasia, eppure verosimili, si mescolano nel racconto con le grandi figure storiche di quel periodo: Giuseppe Mazzini, il maestro; Carlo Pisacane, il socialista; Cavour, il ministro; Giuseppe Garibaldi, il generale e così avanti di questo passo. Fino a porre, al centro del libro, alcuni personaggi giovani, sovrastati dalle loro fatiche e dai sogni di un'ideale un po' illuminista e un po' romantico, un po' folle e un po' perdente. Si tratta di personaggi spesso pieni di contraddizioni: avidi e idealisti, coraggiosi e pavidi, di varia natura e di diversa tempra morale.
Nella carrellata di protagonisti e figuranti, di grandi presenze e piccoli comprimari, nel libro di De Cataldo si incontrano gli eroi e i traditori, i banditi e i tagliagole, un mafioso e il repubblicano romano, un reporter americano e il capobastone calabrese, il nobile veneziano senza patria e il giudice borbonico, il capo dei servizi segreti piemontesi e il guerriero sardo.
Tra i tanti personaggi impegnati a cercare un posto di rilievo nello scenario complessivo emergono soprattutto le figure femminili: Lady Violet, nobildonna inglese che sostiene Mazzini; Janet Corrigan, pasionaria irlandese; Esther, la figlia dell'usuraio; Rosie Wexingham, la maitresse e la Striga, creatura delle foreste a cui l'autore riserva una descrizione che accompagnerà il lettore, come un filo rosso, per tutto il libro: «Ogni creatura ha dentro di sé una certa riserva di numeri. È dal loro equilibrio che dipende l'armonia di ciascuno. La Striga sa leggere quell'armonia segreta, è un dono che viene da chissà dove, ma è anche una maledizione. Perché la Striga capisce quando l'armonia è saltata, e sa quanto è difficile ricomporla. C'è chi non ci riuscirà mai più... e dove non c'è armonia, lì domina la paura». E più avanti: «Nel momento della vittoria si accumulano le tante minime disfatte individuali. E forse, la vittoria stessa non è che la risultante di tutte sconfitte».

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