La rivoluzione inizia dalla dignità dei vertici

Dalla Rassegna stampa

Leggendo i giornali, ascoltando le notizie televisi­ve, sentiamo solo di inefficienza, corruzione, di abusi fatti dai politici, dai burocrati, di criminalità per cui la gente è diventata sfiduciata e cinica. E quel che più colpisce è che la malattia la trovi ad ogni livello. Abbiamo fatto per venti anni l’elogio delle autono­mie locali come rimedio per la corruzione del centra­lismo. Ora ci accorgiamo che alcune Regioni sono di­ventate stati autonomi, si sono date leggi arbitrarie che consentono ogni tipo di abusi, hanno dilapidato miliardi mentre i loro politici hanno pensato solo ad arricchirsi. Di fronte a tanti malanni diffusi si cercano ogni volta rimedi specifici. Ma io mi domando se que­sta non sia la strada sbagliata. Quando un organismo ha una malattia, per esempio è ammalato di tifo, op­pure di tubercolosi, tutti i suoi organi ne risentono, ma la malattia non si cura curando i singoli organi.
Io penso che in Italia la malattia incominci con la Costituzione che non ci ha dato un potere esecutivo: un presidente del Consiglio o della Repubblica, co­me quelli di Francia e Inghilterra, che fa il governo che vuole, prepara le leggi valide in tutto il Paese, ha il potere per farle eseguire e ne è l’unico responsabile. Se sbaglia va via per sempre. Da noi comandano i gruppi parlamentari, i partiti, i sindacati, la magistra­tura, le Regioni e altri organismi con diritto di veto. So­no i parlamentari a decidere le loro retribuzioni, i par­titi a distribuire il denaro ai loro eletti e a stabilire chi va a comandare negli enti, nelle fondazioni, nelle im­prese pubbliche.
Io sono convinto che la riforma debba partire dal­l’alto, dalla Costituzione e dalla impalcatura elemen­tare dello Stato, ridefinendo compiti e responsabili­tà. Ma anche sul piano morale l’esempio devono dar­lo i vertici. Io personalmente mi sento rassicurato ve­dendo il presidente Napolitano, Mario Monti e Ma­rio Draghi. Perché sono convinto che chi occupa una carica pubblica debba avere un comportamento cor­retto anche nel vestire, anche nel parlare e deve esse­re impeccabile in tutte le sue azioni. Anzi, tutti i rap­presentanti del popolo dovrebbero avere dei requisi­ti minimi di cultura, di dignità e di correttezza.

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