Il ritorno degli Agnelli con il capo più giovane

Dalla Rassegna stampa

Bisogna che a decidere e a comandare sia «uno solo alla volta». E da oggi nella famiglia Agnelli comanderà davvero lui, l’ingegnere John Philip Elkann, detto Yaki. Trentaquattro anni, cognome straniero e natali a NewYork, ma successore designato dall’Avvocato: un Agnelli che non si chiama Agnelli. Per la quarta volta nella storia della dinastia, il "paradigma" del fondatore della Fiat, il senatore Giovanni Agnelli senior, si incarna in un volto e indica così che c’è una guida da rispettare.
Il trisnonno, poi il nonno Gianni, per un solo anno il prozio Umberto e adesso lui: John.
Non è una favola che si realizza, piuttosto un destino scritto in giorni dolorosi per gli Agnelli e che ora si compie. Il destino di un bambino dai riccioli biondi e dallo sguardo buono che viaggiava in continuazione in aereo con i fratelli Lapo e Ginevra tra gli Stati Uniti e Torino, per far visita ai nonni materni e alla nonna paterna, Carla Ovazza, madre dello scrittore Alain Elkann. Da oggi è davvero il nuovo "signor Fiat"
e tra poche settimane, quando sostituirà Gianluigi Gabetti alla presidenza dell’accomandita di famiglia, avrà tutto il potere che prima solo l’Avvocato aveva raggiunto (anche se a 45 anni, nel 1966): presidente del Lingotto, amministratore della società "Dicembre" che gli assicura il pacchetto azionario strategico, presidente della "Giovanni Agnelli & Sapaz", di Exor (l’ex Ifi-Ifil). Ieri, conciso come sempre, Elkann ha voluto ricordare tutto ciò: «Penso a mio nonno e a quanto sarebbe contento se fosse qui con noi».
La vita dell’erede dell’Avvocato ha un prima e un dopo. L’infanzia e l’adolescenza sono nel segno della madre Margherita. Che sposa nel 1975 Alain Elkann, figlio di un banchiere ebreo di Parigi e di Carla Ovazza, una dei pochi superstiti di una importante famiglia ebrea torinese sterminata nella Shoah e vittima negli Anni 70 di un sequestro di persona. Una famiglia cosmopolita: John e i fratelli Lapo e Ginevra, ai quali è legato da sentimenti fortissimi, imparano l’inglese e il francese prima dell’italiano. Le scuole tutte a Parigi, il liceo in un istituto statale. Poi, a 19 anni la scelta tra a Oxford o il Politecnico di Torino: alla fine si impone la madre Margherita che nel frattempo ha divorziato da Elkann e si è risposata con il nobile russo Serge de Pahlen dal quale ha avuto altri cinque figli. Studierà a Torino e per due anni vivrà in un collegio religioso, dirigendo anche un giornale universitario, "La Scheggia". Si laurea nel 2000 con una tesi sull’e-commerce: voto 95 su 110. Ma la vera novità è quella presenza continua nella stessa
città del nonno Gianni. Che se lo porta ormai sempre più assieme, soprattutto allo stadio per le partite della Juve. Una traccia, una premonizione che qualcosa sta per accadere. È il 1996, John ha solo 20 anni, ma l’Avvocato deve subire un difficile intervento al cuore. Sa da anni che il figlio Edoardo non può succedergli, mentre Romiti e Cuccia hanno stoppato Umberto Agnelli. Così decide: il nipote Giovannino, figlio di Umberto, diventerà il manager del Gruppo Fiat, mentre con una donazione a John dei 24,87 per cento di "Dicembre", indica la strada per la sua successione patrimoniale. Alla fine, il "paradigma" del fondatore dovrà compiersi e sarà Yaki a ereditare il controllo: è in quella scelta la radice della causa civile che poi Margherita ha avviato e che l’ha vista soccombere in primo grado.
Dal 1996 la vicenda di casa Agnelli sarà costellata di lutti che si accompagnano al dissesto della Fiat: qualcuno la paragonerà alla saga dei Buddenbrook. Nel 1997 un cancro stronca Giovannino Agnelli, nel 2000 muore suicida Edoardo, tre anni dopo scompare l’Avvocato e 16 mesi dopo se ne va Umberto che sta tentando di salvare la Fiat. Il cammino di John ormai non può più abbandonare il sentiero tracciato dall’Avvocato.
Ruoli sempre più impegnativi: accanto a lui ci sono il "maestro" Gabetti («Quasi un altro nonno per Yaki»), Montezemolo e Marchionne. Nel frattempo, si è sposato con Lavinia Borromeo e ha avuto
due figli, Leone e Oceano. Intanto Yaki, non smette di fare il "padre putativo" dei fratelli, si occupa moltissimo di Lapo dopo l’overdose del 2005, mette mano alla Juventus travolta da Calciopoli e ora in profonda crisi, diventa presidente dell’altro gioiello amato dal nonno: "La Stampa". Soprattutto, aiuta Gabetti a tenere assieme la famiglia mentre Marchionne risana.
Parenti ai quali proprio ieri ha già lanciato il primo messaggio: nella "Giovanni Agnelli", non entrerà l’ad di Fiat, come si era augurata invece la prozia Maria Sole. «Oggi - risponde Yaki - la tendenza della famiglia è di avere un’accomandìta con sempre più familiari». Come dire: lì comanderemo solo io e gli Agnelli. Chi lo frequenta, racconta di un uomo timido ma deciso, che non gradisce i "salotti". Abita con la famiglia in una dependence di Villa Frescot, la magione dell’Avvocato. Ama sciare e giocare a calcio con gli ex amici del Politecnico, è spesso assieme al padre Alain, ora presidente dei Museo Egizio. Lavoratore instancabile, come una spugna cerca di assorbire e di imparare da tutti ciò che può servigli. Educato, senza scatti d’ira, ma con una memoria lunghissima per le offese e gli errori altrui.

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