Rissa in Aula sui rimborsi. Cota nega le spese, incastrato dal cellulare

Dalla Rassegna stampa

È rissa sotto la Mole, nel composto emiciclo del Consiglio regionale. La scintilla: la parola all’ex presidente Mercedes Bresso, a pochi passi c’è Franco Maria Botta, capogruppo di Fratelli d’Italia che in precedenza aveva insultato i giornalisti definendoli «topi di fogna» per aver raccontato le vicende di Rimborsopoli. Botta apostrofa la collega: «La Panda che avevi detto di voler usare, non l’hai mai avuta». Poi si accosta al banco, dà un colpo al microfono e si scatena il putiferio. Nervi a fior di pelle nel giorno nel quale filtrano le carte dell’inchiesta che rivelano nel dettaglio le spese pazze di 43 consiglieri regionali che hanno avuto anche l’ardire di farsele rimborsare.

Tra gli indagati c’è il governatore Roberto Cota, ma c’è anche Mercedes Bresso, c’è quasi per intero il centrodestra, mentre le posizioni degli esponenti del Pd sono state archiviate. Anche Cota aveva motivo di essere nervoso, dopo la pubblicazioni nei giorni scorsi di dettagli di piccole spese «istituzionali» (i caffè, un pacchetto di sigarette, i conti dell’autogrill) adesso dovrà rendere conto ai magistrati di 250 euro di generi alimentari che avrebbe acquistato, ha sostenuto lui, per una cena «a base di prodotti piemontesi al ministero dell’Economia»; dei tre foulard per 285 euro, dei conti di ristoranti in Liguria che Cota attribuisce alla segretaria; della valigia da 250 euro, dell’abbigliamento da Olympic, elegante boutique nel centro di Torino, per 530 euro. Alla magistratura dovrà chiarire perché ha acquistato il dono di nozze a un suo assessore (Michele Coppola). Lui spiega a verbale che era «a titolo di rappresentanza». Stessa spiegazione per quello al consigliere comunale Silvio Magliano. Il 15 giugno 2011, Cota paga e si fa rimborsare cinque ricevute fiscali per un importo complessivo, in una trattoria dei Parioli a Roma, di un migliaio di euro. Ai magistrati avrebbe tentato di negare alcune spese, ma i magistrati gli avrebbero messo davanti i tabulati delle celle telefoniche che avrebbero rivelato la sua presenza nei luoghi e nei momenti degli acquisti.

Ma Cota non è l’unico e non mancano rimborsi quantomeno singolari: gioielli di Cartier, borse Louis Vuitton ed Hermès, lampade al solarium, prodotti di cosmesi, i vini rossi del Piemonte e lo champagne ordinato direttamente in Francia. Poi l’argenteria, un generatore di corrente elettrica, frigoriferi, televisori, congelatori, un forno, un tostapane, il trasloco da un’abitazione ad un’altra e un collare per bovini.

 

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