«Riprendiamoci i quattro miliardi sottratti alle donne»

Cinque giovani donne, cinque giovani scienziate. Premiate, incoraggiate, sostenute. Silvia Alboni, farmacologa all'Università di Modena e Reggio Emilia, Ilaria Cacciotti ingegnere medico dell'Università Tor Vergata, Roberta Censi, tecnologo farmaceutico all'Università di Camerino, Chiara Gambardella, biologa all'Università di Genova, Agnese Ilaria Telloni, matematica dell'Università di Modena e Reggio Emilia: sono le vincitrici della borsa di studio (15 mila euro l'una) che L'Oréal Italia, dal 2002, assegna a cinque scienziate sotto i 35 anni.
Un premio, che nella sua nona edizione, è coinciso con il centenario del premio Nobel per la chimica ricevuto dalla fisica polacca Marie Curie. «Un ineguagliabile modello d'ispirazione, per la quale nella vita nulla andava temuto, ma solo compreso» ha detto durante la consegna dei premi Giorgina Gallo, presidente e amministratore delegato LOréal Italia, multinazionale della bellezza vicina alle donne a cominciare dai numeri.
In Italia, su 2.000 dipendenti, il 53 per cento è composto di donne, presenti anche ai piani alti: il 33 per cento del comitato esecutivo è «rosa». Nato nel 1998 su iniziativa di L'Oréal e Unesco, il premio «For Women in science» ha sostenuto il percorso di carriera di 1086 ricercatrici e dal 2002 la sua «edizione» italiana ha assegnato 45 borse di studio. La giuria presieduta da Umberto Veronesi («orgoglioso di partecipare a un progetto che sostiene la ricerca al femminile») quest'anno ha premiato cinque idee che si sono distinte tra oltre 250 candidature provenienti da tutta Italia (il bando per l'edizione 2011/2012 sarà dal 15 ottobre 2011 sul sito www.loreal.it). Alla cerimonia di premiazione, moderata da Maria Latella, hanno partecipato Lara Corni, deputata al Parlamento europeo, Enrico Decleva, rettore dell'Università degli Studi di Milano, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, Fabiola Giannotti, direttrice dell'esperimento Atlas del Cern, Giovanni Puglisi, rettore dell'Università Iulm e presidente della Commissione nazionale italiana per l'Unesco, e il vicepresidente del Senato della Repubblica Emma Bonino, che ha posto l'accento sulle conseguenze del «welfare all'italiana». «In Italia, ma non nel resto del mondo, le donne che arrivano al secondo figlio in molti casi finiscono per lasciare il lavoro, perché si scarica sulla parte femminile della famiglia il lavoro che i servizi sociali non fanno». A proposito, la vicepresidente del Senato, ha ricordato i risparmi ottenuti dall'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nella pubblica amministrazione.
«Circa 4 miliardi risparmiati, che secondo un patto generazionale dovevano essere destinati a politiche per la conciliazione tra lavoro e famiglia: nel 2011 sono spariti o, meglio, destinati ad altro, guardando a tutte le iniziative anticrisi del governo, non c'è nulla che possa far pensare a strategie di conciliazione. Non dico che li abbiano rubati, ma dobbiamo riprenderceli, perché senza il sostegno alle politiche di welfare, e quindi alla maternità e alla famiglia, non andremo da nessuna parte».
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