Rinnovabili e nucleare, chi investe e chi frena (sempre le Regioni)

Siamo al paradosso, per usare un eufemismo. Dopo il «niet» al rilancio del nucleare, le Regioni italiane stanno frenando anche lo sviluppo delle energie rinnovabili. Con le loro regole estemporanee e scoordinate su compensazioni per il territorio, permessi, localizzazioni degli impianti - spiega l`Antitrust - si stanno mettendo di traverso alla crescita dell`energia «verde», un settore promettente che non, può però permettersi il continuo cambiamento delle carte sul tavolo.
Come ha sottolineato nei giorni scorsi anche l`Aper, l`associazione che riunisce alcune delle aziende delle rinnovabili, gli investitori sono sconcertati. Ormai non si contano più i ricorsi e i controricorsi alla Consulta, che da parte sua non ha mancato di richiamare tutti alla necessità delle «linee guida nazionali».
Si spera che arrivino dal governo nelle prossime settimane, dopo circa sette anni di attesa. Anche in tempi di federalismo imperante non ci vuole però un fine costituzionalista (o un investitore particolarmente sagace) per intuire che con questa situazione, tra il «titolo V», i poteri concorrenti delle Regioni e la questione energetica nazionale qualcosa proprio non funziona.
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