Rimedi all’antipolitica

Dalla Rassegna stampa

Il vertiginoso aumento dell’astensione alle regionali siciliane unito al buon risultato del Movimento 5 Stelle sono i sintomi di una crisi di sistema. Una crisi che viene da lontano e che sarebbe sbagliato interpretare esclusivamente alla luce degli ultimi scandali. Certo, le vicende laziali e lombarde hanno contribuito a screditare e infangare ampi settori della classe politica. Ma nel paese è in movimento qualcosa di più profondo. In Italia sta accadendo ciò che in maniera più sfumata si registra in numerosi paesi europei.
La democrazia rappresentativa sta cambiando. Le strutture istituzionali faticano sempre più a rappresentare i cittadini. I corpi intermedi hanno difficoltà nel filtrare e aggregare gli interessi di una società atomizzata e frammentata. Cresce nella società la volontà di autorappresentarsi e di sfidare pertanto i meccanismi tradizionali della delega politica. Questa volontà di autorappresentazione si traduce in una domanda di trasparenza: tra la società e le istituzioni non deve esserci nulla, come all’interno di una struttura di vetro soffiato. Di fronte a questa trasformazione strutturale della democrazia, ci sono due errori che noi democratici non possiamo commettere. Il primo è quello di pensare che “la nottata passerà” e che tutto tornerà come prima. Sarebbe un suicidio politico. Il secondo errore è invece la “rottamazione”. Davvero pensiamo che la crisi della democrazia italiana si risolva “mandando a casa” e demonizzando qualche decina di uomini politici di esperienza? La lezione del 1992 è chiara: non basta dimissionare qualche capro espiatorio per ricostruire la democrazia italiana. Sì, perché la posta in gioco dei prossimi mesi sarà proprio questa: la ricostruzione della democrazia italiana. Le prossime primarie saranno un appuntamento centrale in questo percorso ed è fondamentale che tutti noi si sia all’altezza della sfida.
Bisogna accantonare le demonizzazioni personali, le battute ad effetto, tanto rumorose quanto vacue, per discutere i modi e le forme di una ricostruzione democratica che porti ad un sistema più trasparente e partecipativo. Per quanto mi riguarda, il mio contributo al dibattito è un decalogo per la ricostruzione democratica con dieci misure concrete e realizzabili che suggerisco al segretario Bersani:
1) Procedere alla riforma dello stato puntando sulla wikicrazia, rendendo cioè accessibili online tutte le informazioni della pubblica amministrazione. Bisogna rafforzare i meccanismi di vigilanza e di trasparenza all’interno della Pa;
2) Introdurre l’istituto del referendum propositivo all’interno del nostro ordinamento;
3) Riformare la legge elettorale, abrogando le liste bloccate e riavvicinando gli eletti agli elettori. Ciò può realizzarsi attraverso la creazione di collegi elettorali ridotti oppure attraverso una reintroduzione delle preferenze;
4) Istituire l’anagrafe degli eletti che consenta a tutti i cittadini di conoscere il reddito, le indennità relative agli incarichi istituzionali, ma anche la produttività di chi è stato chiamato dagli elettori a svolgere un mandato pubblico.
5) Regolamentare in modo trasparente e uniforme le indennità di funzione, i rimborsi spesa, il rapporto con i collaboratori, per coloro che svolgono una funzione elettiva e in ciò lo statuto e il regolamento adottati dal parlamento europeo possono essere un prezioso riferimento;
6) Regolamentare in modo limpido le attività di lobby, attraverso l’istituzione di un registro della rrasparenza a cui obbligatoriamente debbano iscriversi coloro che esercitano tale professione in rapporto ai rappresentanti nelle istituzioni. Anche su questo punto il parlamento europeo ha adottato un registro europeo della trasparenza che può essere d’esempio;
7) Introdurre una normativa severa contro qualsiasi forma di conflitto d’interesse;
8) Modificare la legislazione sugli appalti e gli aiuti alle imprese, privilegiando meccanismi automatici di accesso e azzerando i margini di discrezionalità;
9) Modificare la legislazione sulla certificazione antimafia, sostenere gli imprenditori estorti, prevedere sanzioni interdittive ed economiche a chi si affidi a rappresentanze locali inquinate;
10) Reintrodurre l’insegnamento dell’ educazione civica a scuola come strumento per rafforzare la cittadinanza democratica.

 

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