Rignano, il fantasma dello stupro

Dalla Rassegna stampa

La sola passione della mia vita è stata la paura. Lo confessò a se stesso Hobbes in un’Europa non ancora governata dall’ordine protettivo dello Stato moderno.

Quattro secoli più tardi, tutti noi, cittadini di quest’Europa decadente ma ancora prospera e protetta, siamo diventati hobbesiani da salotto. Tanti tra noi, troppi di noi, se scrutassero in fondo alla propria coscienza, dovrebbero ammettere di avere la paura come sola passione, come ultimo orizzonte.

Così si spiega la tragica, assurda vicenda della cosiddetta «scuola degli orrori» di Rignano Flaminio conclusasi dopo anni di allarmi con la piena assoluzione di tutti gli accusati di pedofilia perché il fatto non sussiste. Non per mancanza di prove, non per vizio procedurale ma proprio perché il fatto era abnorme e inesistente. Tiriamo, dunque, un sospiro di sollievo? Non si può. Ci sono vittorie che sanno di sconfitta, ci sono assoluzioni che sanno di condanna. E questa è una di quelle: il male, sebbene non sussistesse all’origine, alla fine si è comunque compiuto. La vita pubblica dei sospettati è distrutta, la vita famigliare degli accusatori funestata, la vita intima dei bambini segnata.

Questo è l’aspetto terribile di queste vicende di contagio immaginario: l’accusa si rivela talora totalmente infondata, la malvagità si scopre fantasmatica, eppure la sofferenza alla fine è reale. Si scatena, cioè, un «panico morale» che finisce col generare proprio quel male che si voleva combattere. Capita che i genitori, dopo essersi scambiati informazioni assunte come vere, terrorizzati da immagini di stupro, inneschino nei figli fantasie allineate con le loro aspettative piuttosto che non con la realtà degli accadimenti. In questo modo, in totale buona fede, la piaga della suggestione diventava autosuggestione. Il cerchio onirico si chiude. L’effetto, rinculando, produce la propria causa.

Purtroppo nemmeno i sintomi di disagio acuto, chiaramente manifestati da molti bambini in una comunità sconvolta da una caccia alle streghe, provano nulla. A un certo punto, in questo genere di vicende, i bambini cominciano a soffrire. Ma le loro sofferenze non significano niente di preciso. L’indubitabile sofferenza psichica dei bambini sospettati di aver subito molestie può esser causata, infatti, dallo stress dovuto al calvario d’interrogatori, visite mediche e ansie familiari in cui vengono trascinati. A traumatizzarli può essere stato non lo stupro ma il fantasma dello stupro. Per quanto possa apparire incredibile, troppe volte si è osservato che gli effetti dell’orrore e del terrore sono identici, che il terrore non sempre segue l’orrore. E' anche in grado di precederlo. Ed è così che scopriamo di vivere alla periferia della nostra stessa sofferenza, mentre il suo centro rimane ostinatamente vuoto.

Questo genere di consapevolezza porta con sé un caveat : non deve far dimenticare che gli abusi sull’infanzia esistono e sono diffusi. Il fatto che si siano potuti così lungamente occultare - e perfino tollerare - in seno a istituzioni quali la Chiesa cattolica è l’altra faccia dell’inclinazione a immaginarli dove non ci sono. Una generale difficoltà a discernere tra il bene e il male, tra il reale e il fittizio, tra il Paese mediatico e quello carnale, tra l’algebra finanziaria e l’economia produttiva, tra la borsa e la vita.

Anno dopo anno, l’infanzia arretra in un’Europa sempre più infantilizzata. I nostri figli - quei pochi che ancora generiamo - divengono sempre più l’oggetto delle nostre paure e sempre meno quello delle nostre speranze. Giù per questa china, i nostri figli bambini ci verranno in sogno come incubi di un’umanità di succubi.

E allora, guardiamoli in faccia, una buona volta, questi nostri fantasmi. Rignano Flaminio è l’emblema di un Paese spaventato che troppo a lungo ha scambiato al mercato nero della Storia una illusoria irresponsabilità pubblica in cambio di una paranoia privata.
 

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