Riforme sì, ma vere

Per la coralità con la quale è stato discusso e presentato, il programma emerso ieri dal vertice del centrodestra a palazzo Grazioli ha l’ambizione di un piano per il resto della legislatura. Ma se non decollasse, non è escluso che alla fine possa rivelarsi anche una buona piattaforma elettorale. L’apertura ostentata all’opposizione in materia di giustizia è, almeno nelle intenzioni, un tentativo di disarmare le resistenze sul «processo breve» ed il legittimo impedimento: le misure che riguardano il presidente del Consiglio, sulle quali in realtà le divergenze rimangono, sottolineate dal centrosinistra con toni più o meno immutati.
Ma la maggioranza che ritrova Silvio Berlusconi dopo l’aggressione subita il 13 dicembre scorso in piazza Duomo, a Milano, ha avuto l’accortezza di allargare i propri orizzonti. L’abbinamento con le riforme costituzionali e gli accenni ad una riforma del fisco entro il 2010 hanno l’obiettivo di dare spessore all’iniziativa; e in parallelo di diluire l’impatto dei provvedimenti che peseranno sulla sorte processuale del presidente del Consiglio. La novità è che dopo le tensioni interne dei mesi scorsi, il centrodestra mostra o almeno accredita una nuova compattezza.
Si tratta di una tregua che dovrebbe avere effetti a cascata: gli ultimi accordi per le candidature alle regionali; l’incontro, rinviato da tempo, fra Berlusconi ed il presidente della Camera, Gianfranco Fini; e un rapporto meno rissoso con la minoranza. Il Guardasigilli, Angelo Alfano, rilancia la riforma costituzionale sulla giustizia parlando di «consueta coesione» della coalizione. E indica tempi rapidi per proporla al Parlamento. In realtà, al di là delle ottime intenzioni, le incognite non sono del tutto scomparse. La situazione, pacificata in apparenza, rimane in bilico.
La reazione di Fini all’ipotesi di una riforma delle tasse, fatta dallo stesso Berlusconi, è agrodolce. Sottolineando che senza una copertura finanziaria l’idea si riduce a propaganda, il presidente della Camera offre l’ennesima sponda alle critiche dell’opposizione; e proietta un alone di suspense sul suo vertice con il premier. Ma l’ostacolo-principe rimane la giustizia. Le modifiche offerte da Pdl e Lega sono ritenute dagli avversari inaccettabili. Il fatto che siano state ratificate a palazzo Grazioli e la volontà del governo di approvarle presto, acuiscono le diffidenze.
Il duello in latino fra il Pd che denuncia le «leggi ad personam» e Berlusconi che le definisce «ad libertatem » marca le distanze. L’intenzione del governo di procedere comunque di fronte ad una «melina» parlamentare, è anche un invito a superare i veti di una parte dell’opposizione. Difficile non temere la continuazione delle convulsioni del 2009. L’incontro di ieri al Quirinale fra Berlusconi e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, fa pensare che rispetto al recente passato esista un margine di mediazione. Il problema è riuscire a conciliare l’esigenza della stabilità con quella di approvare riforme vere che valgano per tutti; che non solo siano di interesse generale, ma vengano percepite come tali.
© 2010 Radicali italiani. Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments