Le riforme con i gaxebo. La mossa del premier gela il Presidente della Camera

Non ne sapeva niente nessuno, ai vertici del partito. Mai parlato dell'ipotesi, mai affrontato il tema, né nelle sedi deputate del Pdl, né in vertici ristretti. Non è insomma la trovata a sorpresa di fine campagna elettorale meditata e tenuta nascosta fino all'ultimo come il coniglio dal cilindro, quella di Berlusconi sui gazebo ai quali gli italiani dovrebbero affidare la loro preferenza per un sistema presidenziale puro o un premierato forte.
Che sia un'uscita a sorpresa lo dimostra l'assoluto no comment dell'entourage di Gianfranco Fini, che proprio due giorni fa aveva manifestato i suoi dubbi sulla elezione diretta del presidente della Repubblica proprio perché trovare un'intesa bipartisan su quel sistema sarebbe difficile.
Suona insomma come uno schiaffo al presidente della Camera quello del premier che, in questo momento, alle mediazioni e al dialogo non pensa affatto e preferisce appellarsi al popolo, direttamente. Sospetto che nutre il vicesegretario del Pd Enrico Letta, quando si chiede se «insistendo sul presidenzialismo Berlusconi non voglia far fallire il confronto, visto che sa bene che invece su un premierato forte si potrebbe raggiungere in Parlamento un'ampia maggioranza».
E il dialogo è davvero ad alto rischio se Paolo Bonaiuti allarga le braccia perché «noi abbiamo sperato di trovarci di fronte a un'opposizione responsabile e a una sinistra che cambia pelle, ma constatiamo che il Pd continua ad essere a rimorchio del giustizialista Di Pietro: così è impossibile sedersi a un tavolo e ragionare».
È probabile allora che il presidente della Camera risponda presto al Cavaliere, se l'idea dei gazebo verrà riproposta nei prossimi giorni e non resterà solo l'uscita ad effetto per galvanizzare il suo popolo. Perché è vero che nel Pdl c'è chi pensa che quello di ieri a Torino - più che un leader che si appella al popolo per cancellare i corpi intermedi e cercare così dal basso la legittimazione che non arriva da alleati o viene messa in dubbio da parte del partito - sia piuttosto «il Berlusconi che torna all'origine», come dice Osvaldo Napoli, che «scalda la sua folla, che in una giornata estremamente positiva mostra di esserci con tutta la sua forza e il suo entusiasmo, motivando i nostri elettori a partecipare, a contare. E questo nessuno sa farlo così bene come lui».
Sia solo un modo per galvanizzare il proprio mondo e dare ai pidiellini delusi una sorta di «nuova frontiera», o sia invece una strategia ben precisa quella di Berlusconi per tornare appunto alle origini, a quel rapporto diretto tra il leader e la sua gente che aveva nel partito solo uno strumento per vincere le elezioni, nei gruppi parlamentari una falange per portare avanti le scelte del governo e nell'opposizione quasi solo un ostacolo da sorpassare, a prevalere per il momento è la cautela.
E infatti, a quattro giorni dal voto, anche un finiano doc come Italo Bocchino, vicecapogruppo alla Camera, dice che «la partecipazione è uno strumento importante, e consultare gli elettori è sempre un fatto positivo. In questo caso poi si può trattare anche di una mossa dal valore propagandistico inteso in senso buono, per mobilitare il nostro elettorato e far sentire quanto per noi i nostri sostenitori sono importanti». Comunque, avverte Bocchino «è chiaro che gli elettori possono essere consultati, ma poi saranno gli organi del partito a decidere quale riforma sarà portata avanti».
Un concetto che condivide anche il coordinatore del Pdl Ignazio La Russa: «Coinvolgere la gente è sempre estremamente positivo. Poi certo, quello che possiamo chiedere è un indirizzo su quale tipo di riforma è preferibile, ma io non scenderei nei particolari, che sono troppo tecnici e che necessitano ovviamente di un lavoro parlamentare». Insomma, è giusto «far esprimere il Pdl in tutte le sue componenti. E' vero che certe scelte in genere si fanno nei congressi, con gli iscritti, ma anche i gazebo sono un modo per sondare quello che piace agli italiani. Tenendo conto che, alla fine, sempre di un referendum consultivo si tratta: non si voteranno documenti vincolanti, lo spazio di manovra per il partito e il Parlamento resterà».
Parole che non tranquillizzano l'opposizione, già sul piede di guerra. Con la presidente del Pd Rosi Bondi che attacca: «Il populismo di Berlusconi non ha fondo. Ma consiglio maggiore prudenza a convocare il popolo dei gazebo: a San Giovanni non c'è stata l'affluenza promessa e sperata». E soprattutto «gli italiani già un'altra volta hanno respinto con un referendum i piani di controriforma della Costituzione messi in campo dalla destra».
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