Riforma elettorale in alto mare

Non solo i partiti maggiori sono travagliati da divisioni politiche, minacce di scissione, prospettive opposte sia per le alleanze sia per le formule di (ipotetica) maggioranza, ma il mondo politico pullula di partiti, movimenti, sigle, già esistenti o in via di promozione, senza che si riesca a capire come riusciranno ad accordarsi.
Molto dipende della legge elettorale e dal numero dei parlamentari da eleggere. Al momento, nessuno ne sa nulla e nessuno è in grado di dire quanti deputati e senatori si eleggeranno l'anno prossimo (ma negli ultimi giorni si cincischia addirittura di urne a novembre) e soprattutto come si eleggeranno.
Ovviamente, non essendovi alcuna certezza su collegi o circoscrizioni, liste bloccate o preferenze, maggioritario o proporzionale, premi ai partiti o alle coalizioni, soglie minime e anche necessità di sottoscrizioni ovvero sufficienza di firme di parlamentari in carica (è un particolare non secondario, la volta scorsa improvvisato in extremis), ciascun deputato o senatore eletto ovvero aspirante resta in convulsa attesa.
In tal modo, una ridda di formazioni aspetta che i vertici dell'attuale maggioranza raggiungano un'intesa, che oggi appare remota ma potrebbe subire inattese ac-celerazioni, sulla riforma elettorale.
L'elenco è lunghissimo, a destra come a sinistra, andando dai Radicali (nel 2008 inseriti nel Pd), ai socialisti (che dal lontano '94 preferiscono creare liste a due o a tre, e in ogni modo detestano presentarsi da soli), dai comunisti (i due maggiori partiti sono tuttora federati ma indipendenti, e vi sono altre sigle senza speranza), ai verdi, dalla Destra di Francesco Storace, a una galassia di targhe meridionalistiche ormai indecifrabili per gli stessi addetti ai lavori (Mpa, Pid, Grande Sud, Noi Sud_), a una miriade di movimenti autonomisti.
Se Gianfranco Fini lancia un'assemblea di «mille per l'Italia» nel tentativo di dar respiro a un movimento asfittico come si è ridotto (o forse è sempre stato) Fli, non si vede come Francesco Rutelli possa illudersi di correre da solo con un'Api che i sondaggi dànno ben lontana addirittura dall'1%.
Se nulla ancora di decisivo trapela per la montezemoliana Italia futura, la coppia Marco Taradash-Oscar Giannino ha lanciato Sedizione liberale, mentre una meno nota coppia di parlamentari Enrico Musso-Fabio Gava ha promosso la Costituente liberale, suscitando l'ira del Partito liberale, promotore a sua volta di un'altra Costituente liberale, a far concorrenza alla quale è giunta la Convergenza liberale.
Il problema primo, per giungere a una revisione del porcellum, è semplice: occorre trovare una convergenza d'interessi. Per ora, l'unico spasmodico desiderio comune a Pdl, Pd e altri è individuabile nell'azzoppare la rappresentanza parlamentare dei grillini. Nessuno, però, è in grado d'individuare un sistema che possa, se non azzerare, almeno comprimere un movimento accreditato addirittura fra il 15 e il 20 per cento; un tale sistema, in sovrappiù, dovrebbe essere utile a tutti gli altri.
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