La riforma della giustizia ora lacera i democratici

Dalla Rassegna stampa

Un po` si perde nel «marasma» quotidiano sulla giustizia. Argomento dove ogni giorno le sortite dei ministri e dei leader della destra riempiono ogni spazio. E anche la giornata di ieri non ha fatto eccezione. Con l`intera maggioranza che ha annunciato «ufficialmente» di voler andare avanti col processo breve e col ministro Alfano che, a sostegno di questo progetto, torna ad attaccare l`Anm, l`associazione nazionale magistrati. Accusata, in buona sostanza, di diffondere dati falsi. «Con la riforma che stiamo varando - ha spiegato il Guardasigilli - cadrà in prescrizione solo l`1 per cento dei procedimenti. Questi sono i dati veri, gli altri, quelli che forniscono le associazioni di categorie, sono numeri a vanvera...». C`è questo e c`è tanto altro che occupa la scena. Ma in realtà la giornata di ieri ha fatto registrare un altro «fronte». Stavolta tutto interno all`opposizione parlamentare. Di più: tutto interno al piddì. Divisioni e spaccature che erano un po` nell`aria ma che in queste ore stanno diventando palesi, manifeste. Palpabili. Tutto è cominciato con un`intervista di Enrico Letta, il numero due dei democratici che al "Corriere", rispondendo ad una domanda, ha spiegato come e perché consideri sbagliato che un premier provi a sottrarsi ad un giudizio del tribunale. Salvo poi aggiungere che «comunque, anche se inopportuno... è legittimo che Berlusconi, come qualunque imputato, usi gli strumenti della legislazione per difendersi nel processo e dal processo». Difendersi «dal processo». E` questo il passaggio incriminato. Inutile aggiungere che appena scorsa l`intervista, Di Pietro ha fatto fuoco e fiamme. E ha dettato alle agenzie una dichiarazione che delinea brutti scenari per il centrosinistra: «Con chi sostiene che sia legittimo difendersi "da un processo" è difficile ipotizzare alleanze elettorali», ha detto il leader dell`Idv. Ma anche questo scambio di battute pesanti in realtà non è un`assoluta novità, le tensioni fra democratici e Di Pietro sono state anche più forti. Il problema stavolta è che l`intervista ha fatto da detonatore ad una discussione fra le fila dei democratici, di cui fino ad ora c`erano poche tracce. Perché in difesa di Letta e contro l`ex magistrato di Mani Pulite è subito arrivato, il nuovo responsabile della giustizia pd, Orlando: non mi pare ci sia nulla di sensazionale nelle parole di Letta, ha detto. Certo, aggiunge in pillole Orlando, il problema è che la scelta di Berlusconi di ostacolare i processi è «inopportuna» ma ciò non toglie che sia anche «legittima». Che significa una posizione di questo genere? Lo spiega benissimo un altro esponente come Giorgio Merlo. Nome che non dirà molto al grande pubblico ma che pure è molto influente, soprattutto nel gruppo parlamentare. Merlo dice così: «La riforma della giustizia, sempre più indispensabile, non può vedere i democratici assenti». Tradotto: «Il Pd ha il dovere politico di essere in partita». Una parte, una parte rilevante del piddì, insomma, è pronta a trattare. A patto magari che la destra smussi un po` gli angoli più impresentabili del «processo breve». Ma se c`è una parte disposta a discutere, ce n`è un`altra che non ne vuole neanche sentir parlare. Naturalmente, in questo "pezzo" del partito c`è soprattutto la "corrente dei magistrati". Casson e D`Ambrosio, per capire. Che non vanno tanto per il sottile: «Ci si dovrebbe difendere nei processi. Quella di difendersi "dai" processi è una brutta abitudine che stanno prendendo molti altri oltre al presidente del Consiglio». Ma se il loro rifiuto è scontato, meno appare quello di Donatella Ferranti, che del piddì è capogruppo alla Commissione Giustizia. Che dice: «Io non sono nel pensiero di Letta ma ritengo che la linea del Pd, come si ricava dalle affermazioni del segretario, sia quella per cui noi riteniamo importante che un uomo delle istituzioni si difenda nel processo, rispettando le regole». Si fa dura, insomma, in casa dei democratici. Con l`ultradalemiano, Latorre che dice che il tema della giustizia è stato usato sì strumentalmente, ma da «entrambe gli schieramenti». E con l`ex alleata Bonino che chiede l`amnistia. L`unico strumento per cominciare a riformare la giustizia. Se poi, dell`amnistia beneficerà anche Berlusconi... «sarà un prezzo ragionevole».

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