Il rientro dei deputati pellegrini

Continuano a naufragare nel ridicolo i goffi tentativi dei rappresentanti dei parlamentari che provano a venire incontro alle proteste contro i privilegi senza avere la forza di rinunciare a nulla. Dopo l'annuncio della decisione di non aumentare il bilancio della Camera, che vuol dire che non lo ridurranno, ora è la volta delle vacanze.
Il tema era già stato sollevato dal ministro Calderoli che aveva proposto ai parlamentari di rinunciare alle ferie. Nessuno l'ha sostenuto. In compenso i giornali vicini alla maggioranza hanno risposto con articoli che invitavano piuttosto ad andare in vacanza e possibilmente restarci. Ieri il dibattito fra i due principali capigruppo è stato esilarante. Franceschini ha proposto un ritorno al lavoro anticipato di quattro giorni sostenendo pure che si trattava di un importante segnale al paese. Ma Cicchitto ha replicato che non se ne poteva fare nulla per motivi di rispetto verso un centinaio di colleghi impegnati in un pellegrinaggio in Terra Santa proprio in quei giorni e il pio Franceschini ha dovuto battere in ritirata. Si riapre il 9 settembre. La laicità del Parlamento come al solito non ne esce benissimo, ma i pellegrini dovrebbero prendere in considerazione un precedente inquietante.
Nell'agosto 2007 Totò Cuffaro guidò, con sandali, bastone e coppola una delegazione salmodiante dell'allora Udc siciliana sul cammino di Santiago di Compostela. La successiva cronaca giudiziaria ha dimostrato che non è stato sufficiente.
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