Ridendo (e riflettendo) con gli spot radicali

Dalla Rassegna stampa

«Siccome la famiglia è stata portata avanti come un valore fondante di Alleanza nazionale, io intervengo per salvaguardare l`unità della mia famiglia. Dato che mia moglie è molto gelosa ed è collegata a Radio Radicale, se non sente che sono intervenuto può pensare che ho approfittato della riunione perché stavo da un`altra parte». La registrazione è datata, è una vecchia assise di An. Lo spot termina con uno slogan ironico: Radio Radicale: la radio che tiene unita la famiglia. E uno dei tanti che ogni giorno vanno in onda sulle frequenze dell`emittente di via Torre Argentina. Una battaglia a colpi di spot per la sopravvivenza dell`emittente radicale. La storica emittente radiofonica potrebbe essere costretta alla chiusura o, quantomeno, a un drastico ridimensionamento. L`attuale Finanziaria, infatti, non fa alcun riferimento al rinnovo della convenzione con il ministero dello Sviluppo Economico che dovrebbe dare all`emittente 10 milioni di euro lordi per i prossimi tre anni. Bisogna che ci si renda tutti quanti conto di qual è il punto essenziale della questione. Bisogna comprendere qual è la posta in gioco. Esserne consapevoli. Altrimenti non si capirà più niente. Perché la situazione è gravissima. Qui non si tratta di salvare Radio Radicale, sarebbe il meno, ma di salvare le istituzioni, lo Stato, il Parlamento. Il governo e le Camere, nel corso degli ultimi trent`anni, hanno potuto sempre beneficiare del servizio pubblico offerto da Radio Radicale. Un servizio apprezzato da tutti gli schieramenti, in modo trasversale, dall`estrema destra all`estrema sinistra. Con delle eccezioni. Con dei distinguo, che però pesano. E preoccupano. Perché gli ascoltatori sanno che i programmi di Radio Radicale si riconoscono perla qualità, oltre che perla quantità. Inoltre, sanno bene che è un microfono libertario e aperto. Certamente, è una radio di partito e di parte. Ma, forse, proprio per tale motivo, riesce ad essere un raro esempio dì giornalismo, di cronaca politica, di inchiesta. Come riesce a pochi. Anzi, ad oggi, la radio pannelliana è un esempio unico nel panorama dell`informazione. Perché riesce a dare un servizio di spessore grazie all`appalto vinto per trasmettere le sedute parlamentari e le varie commissioni. Senza mai mandare la pubblicità. É un servizio che hanno voluto i governi passati. E lo hanno preteso. Non per un tornaconto personale di questo o quel politico e non certo per favorire i Radicali, anzi. Ma per la garanzia della corretta informazione che la radio sa produrre tutti i giorni. Ed è una garanzia di libertà, uno spazio di libertà. Bisogna, perciò, salvare le nostre istituzioni dal rischio dell`auto-inganno e di vedersi sottratte anche le residue forze a difesa della democrazia, della legalità e dei cittadini. In questi giorni, la radio (diretta da Massimo Bordin) sta mandando in onda degli spot in cui si riascoltano alcune deliziose pillole dell`archivio radicale e in cui vengono riproposti dei brevissimi interventi pubblici e istituzionali con le voci del senatore a vita Giulio Andreotti o di Gianfranco Fini. Si tratta di veri e propri siparietti durante i quali, divertendosi, i suddetti politici citano l`immancabile presenza di Radio Radicale e l`importanza dei ruolo che svolge peri partiti, per il paese e per le famiglie italiane. Di Alleanza nazionale, la radio di Torre Argentina ha trasmesso tutte le assemblee, dalla fondazione del partito al suo scioglimento. E ancora prima ha trasmesso appuntamenti storici del Movimento sociale italiano. Non a caso tra gli spot per la sopravvivenza dell`emittente va in onda quella che ricorda la diretta dal sedicesimo congresso del Msi, quello di Rimini del 1990. Pochi secondi dell`apertura di Gianfranco Fini: «Vorrei rivolgermi soprattutto agli italiani, agli elettori, a quei simpatizzanti missini che seguiranno questo nostro congresso per una meritevole iniziativa assunta da Radio Radicale che volentieri ringrazio». È anche assai gustoso riascoltare l`intervento di Andreotti che, nel 1989, durante i lavori del congresso della Dc, nonostante alcuni motivi di salute, riesce a seguire tutti i relatori, proprio grazie all`emittente radicale. Raggiunto poi il congresso, che doveva dare il via ad un governo guidato da Andreotti stesso, si lascia andare ad una delle sue sottili battute rivolgendosi alla presidenza dell`assemblea democristiana- «La provvidenza di Dio è grande e si serve perfino della Radio Radicale per chi non può essere presente. Ma vorrei consigliarvi di stare attenti quando parlate perché si sente anche quello che dicono i membri della presidenza».

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