I ricorsi della Di Lazzaro che non furono mai accolti

Dalla Rassegna stampa

Lei ce l’aveva quasi fatta. Poi la legge ha detto no. E Dalila Di Lazzaro ha perso la sua battaglia per l’adozione ai single. Iniziata nel 1992 con un ricorso depositato davanti al Tribunale di Roma. E conclusa con la sentenza contraria della Corte di Cassazione, dopo che la Corte di Appello di Roma aveva fatto sperare in una soluzione positiva.
 
Dalila, che aveva perso il suo unico figlio Christian a soli 22 anni, in un incidente stradale, e avrebbe voluto adottare un altro bimbo, prestò il suo bel viso alla causa. Convinta che «sia più giusto che persone senza figli si prendano cura dei bimbi abbandonati piuttosto che forzino la natura con tecniche di fecondazione assistita», l’attrice lanciata da Alberto Lattuada, supportata dall’avvocato Maretta Scoca, contava sull’interpretazione estensiva dell’art. 6 della Convenzione europea sull’adozione dei minori. Nemmeno il ricorso alla Corte di Strasburgo però ha cambiato la sua storia: «Come madre non perdo la speranza. E nemmeno la voglia di amare».

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