Ricordata Giorgiana, simbolo di tutte le vittime innocenti

Dalla Rassegna stampa

Coincidenze della cronaca. Mentre il caso Gugliotta riaccende i riflettori ugli abusi di alcuni agenti di polizia, parlamentari, dirigenti e militanti radicali (ma non solo) si sono ritrovati ieri mattina a Roma a ponte Garibaldi per ricordare Giorgiana Masi, la studentessa di 19 anni assassinata da un poliziotto durante una pacifica manifestazione, il 12 maggio 1977. La coincidenza aiuta a focalizzare distanze e convergenze tra l’emergenzialismo mediatico di oggi e l"‘emergenza vera" di ieri, culminata nelle leggi speciali varate da Cossiga. Distanze perché chi oggi cavalca le paure (delle curve, delle banlieu, dei "giovani sbandati") dovrebbe ricordarsi quando la paura di scendere in strada e persino di andare a fare compere in centro c’era davvero. Convergenze perché, anche trent’anni, fa fu la logica dei provvedimenti straordinari, fra i quali il divieto di manifestazione, a incendiare un clima già pesantissimo: dice niente a chi continua a proporre di affrontare ogni tensione con manette e manganello?
Giorgiana Masi fu uccisa il 12 maggio 1977. Era il terzo anniversario della vittoria del referendum sul divorzio e i radicali avevano indetto un sit-in in Piazza Navona nonostante il divieto di manifestazioni pubbliche decretato dal ministro dell’Interno. Nelle strade erano presenti centinaia di membri delle forze dell’ordine in assetto antisommossa, coadiuvati da agenti in borghese: per tutta la giornata ci furono incidenti, con lancio dì molotov, barricate e colpi d’arma da fuoco. Mancano pochi minuti alle 20 quando, durante una carica, due ragazze sono raggiunte da proiettili sparati da Ponte Garibaldi, dove erano attestati poliziotti e carabinieri. Elena Ascione, ventenne, rimane ferita a una gamba. Giorgiana Masi, studentessa del Pasteur, viene centrata alla schiena. Muore durante ìl traspor- to in ospedale. Un fotografo del settimanale Panorama, Rudy Frei, viene malmenato dalla polizia che lo costringe a consegnare il rullino scattato. Saranno le foto di altri a documentare la presenza di agenti "infiltrati" tra i dimostranti. Ma una fitta cortina fumogena viene alzata a protezione di chi ha sparato e l’inchiesta si chiuderà con una dichiarazione di impossibilità di procedere «perché rimasti ignoti i responsabili del reato». L’allora ministro dell’interno Francesco Cossiga fu coinvolto in durissime polemiche per l’inadeguata gestione dell’ordine pubblico. Solo tre anni fa, in una intervista al Corriere della Sera, dichiarò di aver sempre saputo il nome dell’assassino ("sono una delle cinque persone a conoscerlo", disse). Ora i radicali rilanciano la proposta di Marco Pannella di istituire un’unica commissione d’indagine per far luce su Giorgiana e sui molti casi irrisolti simili al suo negli anni Settanta e Ottanta.

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