Report Tanzi

Bisogna cercare di cogliere, nel clima di generale smarrimento morale ed istituzionale in cui ci troviamo, ogni spunto che ci faccia sperare in un domani meno avvelenato. Uno decisamente positivo lo troviamo in una notizia di cronaca, quella del ritrovamento del tesoro di Callisto Tanzi, l’ex patron della Parmalat responsabile di un crack milionario che ha bruciato i risparmi di migliaia di persone. Questo tesoro, o almeno una cospicua parte di esso, e di cui Tanzi aveva sempre negato l’esistenza, era composto da alcuni quadri il cui valore complessivo supera i cento milioni di euro. Tra questi, per capirci, ci sono tele e disegni di Van Gogh, Picasso, Modigliani e Cezanne, Monet, Degas, Gauguin, De Nittis, Manet e molto altro. Quello che conta non è solo il brillante lavoro d’indagine portato avanti dai magistrati e dalla Guardia di Finanza, ma soprattutto la fonte ispiratrice che, su ammissione degli stessi inquirenti, ha permesso l’assalto decisivo al castello di bugie e omertà del magnate parmense, vale a dire “Report”, la trasmissione televisiva curata dalla giornalista Milena Gabanelli, in onda ogni domenica su Rai 3.
Nell’ultima puntata, i giornalisti a contratto di “Report” hanno puntato i fari su questo ben noto e improvvisamente dissolto, patrimonio artistico, raccogliendo testimonianze inoppugnabili. Il risultato è stato che chi teneva nascosto tale tesoro ha cominciato ad agitarsi cadendo nella rete degli investigatori. Perché questo evento è così importante e va al di là della cronaca? Perché è la prova della forza dell’opinione pubblica, quando trova modo di emergere grazie ad un giornalismo di qualità fatto con pochi mezzi, ma con sempre ben documentato spirito di servizio. Insomma, questa piccola, eppure importante (quanto meno per i tanti risparmiatori coinvolti) vicenda dimostra che volendo, rifiutandosi di chiudere gli occhi, si potrebbe arrivare a capo di alcuni dei tanti misteri che da sempre caratterizzano la nostra storia. Si potrebbe cioè dissolvere quella nebbia che circonda l’Italia fatta di segreti, amnesie, complicità e violenza che troppo spesso spingono la cittadinanza al fatalismo e all’asservimento verso quei poteri che, invece, dovrebbe, con i propri organi preposti, controllare.
Basterebbe l’indice di una trasmissione di buon giornalismo, come questa della Gabanelli (querelata più volte, ma sempre assolta a riprova della serietà di quel giornalismo), priva di particolari connotati politico-ideologici e interessata unicamente a chiarire, far luce sui fatti, come è dovere di ogni cronista che si rispetti, per verificare quali sono i problemi ancora irrisolti e di lunga durata nel tessuto politico, sociale ed economico del nostro Paese. Direi, anzi, che i temi e le relative inchieste, che in questi anni sono stati affrontati nelle migliori trasmissioni d’indagine giornalistica, dovrebbero entrare a far parte del sapere civico degli italiani e come tale trasformarsi in materia di dibattito pubblico in tutti i momenti in cui ci troviamo a selezionare o interrogare i nostri rappresentanti politici. Si potrebbe persino pensare a un festival annuale della denuncia giornalistica seria e documentata dei misfatti italiani, premiando i più efficaci oppure ad una hit parade televisiva delle magagne più vecchie ed irrisolte. Perché non immaginare una “pillola” giornaliera televisiva (tre minuti), prima del telegiornale, che rammenti ogni settimana un diverso grave scandalo/prepotenza, quasi una sorta di pubblicità progresso?
Su questi temi, diventati così scandali che non possono più essere nascosti sotto il tappeto del silenzio, politici e magistrati finiranno per doverne rispondere. L’opinione pubblica, insomma, scenderebbe in campo. Certo, anche qui non esiste la neutralità. Alcune questioni verranno alla luce prima o meglio di altre. Va da sé, inoltre, che saranno risolte più facilmente le “vergogne” dei settori di potere più deboli, delle rendite in declino rispetto a quelle degli intoccabili. Ma già sarebbe qualcosa in un Paese in cui i prepotenti di ogni stazza e settore hanno spesso la meglio perché fanno leva sul fatalismo degli italiani, i quali sono convinti che chiunque detenga un qualche genere di potere sia un intoccabile perché colluso e protetto da altri poteri più forti. Se solo la metà degli scandali denunciati “scientificamente” da “Report” (abusi, indifferenza, disservizi, illegalità in ogni campo e spesso possibili per la complicità tra corrotti e corruttori, potenti e sudditi) venisse risolta, aumenterebbe il coraggio e la speranza di chi non si è ancora rassegnato.
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