Renzi, una rimonta difficile. Bersani cerca i voti di Vendola

Pier Luigi Bersani sfiora il milione e 400mila voti, Matteo Renzi si ferma a un milione e 100mila. I risultati del primo turno delle primarie sono stati ufficializzati ieri pomeriggio, dopo un ritardo che ha provocato non poche polemiche tra i comitati dei due contendenti. Sono circa 300mila, quindi, i voti che separano Renzi da Bersani. Un divario non incolmabile. Tuttavia, per il sindaco di Firenze la strada appare in salita, dopo che ieri il collegio dei garanti delle primarie ha deciso che chi non si è registrato entro domenica scorsa e vorrà votare per il ballottaggio, potrà iscriversi all’albo giovedì e venerdì, ma solo negli uffici elettorali che saranno riaperti nei capoluoghi di provincia. «Tafazziale, stanno cercando di ridicolizzare le primarie», è il commento del rappresentante renziano nel coordinamento, Lino Paganelli.
Il sindaco di Firenze punta allora buona parte delle proprie chances di recupero sul confronto televisivo, che si svolgerà domani sera su Raiuno, con una platea potenziale ben più ampia rispetto a quella che ha potuto garantire Sky. Bersani guarda invece ai consensi in uscita dai candidati tagliati fuori al primo turno, a partire dai 485mila di Vendola. Riconosce che «abbiamo dei punti di assonanza e convergenza» e anche questo gli consente di guardare «con fiducia» al ballottaggio: «Credo che con i suoi elettori sia possibile un dialogo, senza accordicchi». Ma Renzi non ha certo intenzione di lasciare al segretario quel bacino di consensi che risulterà decisivo per la vittoria finale. L’elettorato d’opinione rimane il suo bacino di riferimento. Anche per questo, pur rivendicando la propria porzione di «affetto » nei confronti del Pd, manterrà i toni alti sulla rottamazione.
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