Renzi gladiatore tra i leoni della politica romana

Matteo Renzi non affonda troppo il colpo, nonostante le dimissioni di Renata Polverini, appena un paio d’ore prima, gli avessero concesso un ottimo spunto. In un Auditorium della Conciliazione pieno di persone (molte delle quali giovani) che raramente si vedono a manifestazioni politiche, con pochissimo apparato di partito, qualche curiosa “spia” bersaniana e un gruppo di deputati che si contano sulle dita di una mano, il rottamatore non si tira indietro su nessuno dei suoi temi tradizionali, compresi quelli che potrebbero essere più scomodi nella Capitale, come i licenziamenti nella pubblica amministrazione. Ma il suo intervento dal palco non si discosta molto dal format già visto altrove, manca il colpo a sorpresa che qualcuno si aspettava. Forse la sorpresa è già il fatto di essere qui, per non dire dell’accoglienza molto positiva che gli è stata riservata anche dai più scettici, in sala e – di riflesso – sui social network (su Twitter, #openrenzi, utilizzato nella diretta del nostro account @weuropa, è balzato tra i trend della serata). Che non fosse una tappa semplice per il camper di Renzi, d’altronde, lo si era visto già in mattinata, con il sindaco di Firenze che ha dovuto chiedere scusa ancor prima di mettere piede sul suolo capitolino. L’appuntamento di ieri sera era uno dei più delicati per il candidato alle primarie del centrosinistra: lui, rottamatore della vecchia politica, che mantiene orgogliosamente le distanze dai Palazzi, lasciando per questo nella “sua” Firenze il quartier generale della campagna, che si ritrova nell’arena come un gladiatore circondato dai leoni della politica politicienne.
Nazionale, ma anche locale e televisiva (nel pomeriggio ha registrato la puntata serale di Porta a porta). E sono pochi i gladiatori usciti indenni dal Colosseo. Gli imprevisti sono in agguato e così, appunto, prima ancora di arrivare, Renzi deve chiedere scusa per i manifesti abusivi affissi dal comitato locale di Adesso! per pubblicizzare l’appuntamento e puntualmente denunciati dai Radicali. «Clamoroso autogol», ammette lui. «Ammettere gli errori è espressione di forza. Well done», gli risponde Staderini. Alla fine, ne esce anche bene.
Come negli altri appuntamenti, anche all’Auditorium della Conciliazione (a due passi da piazza San Pietro) era facile prevedere il tutto pieno.
La curiosità, semmai, era il “chi-c’è-chi-non-c’è”, che nella Capitale assume più valore che altrove.
E che Renzi ha sempre dimostrato di evitare volentieri, tanto da non aver mai chiesto (né ricevuto, almeno finora) endorsement di esponenti di vertice del Pd. Almeno in attesa dell’appuntamento dei 15 parlamentari promotori del documento sull’agenda Monti, previsto per sabato. Il “rottamatore”, dal salotto di Vespa, mette le mani avanti anche nel caso in cui le primarie si tenessero in due turni: «Lo dico fin d’ora, non farò accordi con nessuno ».
Nel frattempo, tra i due comitati e, più in generale, tra i sostenitori del sindaco fiorentino e di Bersani proseguono le schermaglie. L’ultima, emersa ieri, tra Pietro Ichino (che ha collaborato alla stesura del programma di Renzi) ed Enrico Letta. Il primo che accusa il vicesegretario di «stendere cordoni sanitari e lanciare scomuniche nei confronti di posizioni sgradite». Il secondo che lamenta la «scorrettezza» e ribadisce le proprie posizioni: «Considero Renzi, Vendola, Tabacci, Puppato e gli altri candidati di cui si discute in queste ore più divisivi che inclusivi».
Se Renzi sta puntando molto la sua campagna sul binomio tv-piazza, Bersani continua a mostrare il suo volto di affidabile dirigente di partito, in grado di raccogliere attorno a sé i consensi dello zoccolo duro del partito, ma anche dei possibili alleati alle urne. Così, mentre il sindaco di Firenze presenta i suoi colleghi impegnati nelle amministrazioni locali come nervo dem della sua campagna, il segretario del Pd convoca domani al Nazareno un incontro con sindaci, amministratori e rappresentanti della pubblica amministrazione per discutere della Carta d’intenti. I nomi preannunciati sono tutti sostenitori di Bersani. E un altro appuntamento, il 13 ottobre, vedrà il leader dem sedere attorno allo stesso tavolo con Riccardo Nencini e Nichi Vendola, proprio per la firma del patto tra i partiti del centrosinistra. Ma Sel frena: «Ancora non è chiaro il percorso partecipativo per le primarie, non è chiaro il quadro delle alleanze e non è chiaro il quadro dei contenuti condivisi per costruire un’alternativa di governo nel paese», si legge in una nota del partito.
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