Renato Farina

Speravo avesse lui il coraggio di farsi avanti. Adesso questo nome voglio farlo io, è bene che sia conosciuto da tutti: si tratta di Renato Farina (Vittorio Feltri)
«Coscienza» è una delle parole che Renato Farina ripete più spesso. Ieri, alla camera, nell’unico suo discorso parlamentare che ricorderemo, non ha fatto eccezione.
«Intervengo per un obbligo di coscienza e per esigenze di giustizia» ha spiegato all’aula prima di ammettere di essere lui il “Dreyfus” che è costato la condanna al direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Naturalmente non è vero niente. Sei giorni sono passati da quando è uscita la notizia che Sallusti rischiava il carcere. Sei anni da quando Farina ha scritto l’articolo. E Farina, alias Betulla alias Dreyfus, se n’è stato ben nascosto dietro il segreto professionale dei suoi direttori Feltri e Sallusti.
E ha deciso di parlare solo dopo che Feltri ha rivelato al mondo la vera identità. Proprio Feltri, già, quel «genio del giornalismo» – parole sue – che annovera tra i suoi «maestri».
Vivi nascosto, consigliava Epicuro che Farina non citerebbe mai. I suoi ispiratori sono altri, don Giussani e Giovanni Testori. Quest’ultimo perché «mi ha insegnato ad osare, a spezzare le famose regole del giornalismo » ha detto Farina che deve aver imparato molto bene la lezione perché quelle regole certo le ha spezzate nel suo curriculum vitae, almeno quando dovette ammettere di aver collaborato (dal 1999) con il Sismi «fornendo informazioni e pubblicando notizie false»: patteggiò una condanna a sei mesi per favoreggiamento e si dimise dall’Ordine dei giornalisti evitando la radiazione (che pure gli fu comminata).
Recidivo quindi (quest’anno ha accumulato un’altra condanna a 2 anni e 8 mesi ma per falso in atto pubblico).
Salve scuse postume naturalmente: come quelle chieste ieri al giudice Cocilovo per aver dato «una notizia falsa» nell’articolo incriminato.
Servivano sei anni, al ciellino Farina, per “riscoprire” quella «coscienza» che evocava spesso quando era ospite dell’Infedele di Gad Lerner? Doveva essersi sopita se nel frattempo ha lasciato condannare il direttore Sallusti per assumersi una responsabilità «morale e giuridica» tardiva solo perché costretto.
Fa effetto, ma nemmeno tanto, l’insulto («infame») che gli ha rifilato ieri il collega Mentana perché, ha tweettato, «ora è troppo tardi». Forse.
Però il caso ormai è scoppiato, si correrà ai ripari cambiando la legge sulla diffamazione e la “coscienza” di Farina potrebbe evitare quel carcere che, grazie all’ex Cirielli, a tutti i recidivi come lui non è comunque risparmiato.
© 2012 Europa. Tutti i diritti riservati
SU