Renata ed Emma, sfida traversale: ognuna può "rubare" i voti all'altra

Un testa a testa. Renata. con il 40 per cento, ha un punto di più. Emma, con il 39 per cento,
ha un punto di meno. Così è adesso. Poi la Polverini può allungare il passo, o la Bonino può raggiungerla, e scatta avanti l'una, recupera l'altra, questa fa il sorpasso, anzi no viene a
sua volta risorpassata. E insomma: la gara fra le due donne per il futuro del Lazio sì sta rivelando l'emblema della politica non "di trincea" - in cui ognuna sta ferma nel recinto del proprio elettorato e da lì spara raffiche sull'avversaria - ma della politica "di movimento". In cui le due candidate s'inseguono su un terreno comune, quello dello schema destra-sinistra che è saltato, e ognuna con la propria identità irrinunciabile e però non incancrenita nella fissità ideologica cerca di sfondare in quell`elettorato mobile, incerto, libero da paraocchi partitici o di schieramento e sostanzialmente comune alle due donne in gara, che è la chiave per raggiungere la vittoria. Un testa a testa appassionate? Sì.
Perchè quando, come in questo caso, la sfida si fonda sulla trasversalità, sulle reciproche invasioni di terreno elettorale e sulla vicendevole capacità- che hanno sia Renata Polverini
sia Emma Bonino - di saper parlare agli elettori più variegati e diversi, allora si sente il profumo di qualcosa di "altro" rispetto alla politica classica. Certo. Berlusconi è stato il super-ospite del gran cena di sottoscrizione per la campagna della Polverini e lei è considerata finiana, e i partiti della destra la sostengono ventre a terra, pur non risparmiandole talvolta punzecchiature peri suoi smarcamenti.Ma definirla berlusconiana sarebbe davvero impossibile. Così come appare riduttivo, e forse fuorviante, stamparle sic et sempliciter sulla frangetta il marchio dell`ex leader di An. Lo stesso vale per la Bonino. Bersani in questi giorni di sciopero della sete di Emma la difende apertamente, a dispetto di tanti democrat che non la volevano in pista e non sopportano
la sua orgogliosa rivendicazione d'estraneità al gioco tradizionale della politica, proprio perchè capisce che la forza di questa candidata sta nella sua natura "anfibia". Ossia nella capacità di parlare ai liberali del centro-destra, o di avere una cultura che - per esempio sui temi del lavoro e delle libertà economiche - ha poco a che vedere con le posizioni tipiche della sinistra.
La sindacalista Renata, per effetto del suo piglio nazional-popolare, ha buon gioco presso il popolo della sinistra di base e non da terrazza, e non a caso s'è scelta. l'ex spìn dottor dalemiano, Claudio Velardi, come stratega comunicativo.
L'anti-sindacalista Emma parla una lingua comprensibile - «Però sono stanca di quelli che mi dicono quanto sono brava e poi non mi votano» - a quei ceti produttivi maggiormente vogliosi d'innovazione e a quel melting-pot di persone che credevano nella rivoluzione liberale del berlusconismo e sono dispiaciute per non averla vista ancora arrivare, dopo tanti anni di sfiancante attesa.
Ecco, ora i sondaggi sono quelli che sono, cioè la fotografia di una corsa spalla a spalla, ma sia la Polverini sia la Bonino hanno potenzialità di crescere ancora in quanto candidate abili a incunearsi «in partibus infedelium". La loro diversità le rende ugualmente appetibili presso gli incerti che poi sono quelli maggiormente attratti dal linguaggio della concretezza e non dalle logiche d'appartenenza o dalle risse da pollaio partitico, che Renata e Emma stanno cercando - ognuna a modo suo - di praticare. Del resto una come la Polverini ha fatto della vocazione bipartisan, o meglio post-partisan, la chiave della propria identità pubblica, fin dalle prime apparizioni sulla scena dei media. E basti pensare come una trasmissione molto seguita a sinistra, qual'è «Ballarò», ha fatto della sindacalista Ugl un'ospite quasi fissa e particolarmente apprezzata.
"Convincerò pure gli elettori del centro-destra" va dicendo intanto Emnna. La quale, almomento, sta subendo più il "fuoco amico" di chi le rimprovera un'intera vita da radicale («Sono fiera della mia storia», risponde lei, senza fare una piega) piuttosto che gli strali degli avversari che la rispettano e, soprattutto, la temono.
Quando invece è la Polverini a fare dichiarazioni fuori linea, ma non sgradite agli elettori di sinistra (esempio: «Sono a favore delle coppie di fatto»), ad allungare il muso sono i suoi sostenitori. Mentre i «Laici e liberali perla Polverini», ovvero i colleghi di antica militanza libertaria della Bonino, si dicono «felicissimi di appoggiare Renata nonostante tutte le battaglie comuni combattute con Emma».
In una gara così. in cui tranne quelle del rispetto le regole tradizionali sono saltate e i vasi
del consenso sono connunicanti come non mai, la calamità della traversalità fa la differenza. Bisogna vedere chi delle due saprà usarla meglio.
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