Le regole-chiave per il ritorno del nucleare

Come in tutti i dibattiti dove la componente emotiva è grande, anche in quello sul ritorno al nucleare italiano torna molto utile riportare la discussione nell'ambito di dati riscontrabili, sia nel caso in cui si stia parlando di vantaggi che di svantaggi.
Un contributo in questo senso lo hanno dato la società di consulenza Accenture e l'associazione
no-profit Safe che hanno condotto uno studio su "La disciplina della generazione elettrica nucleare".
L'obiettivo è stato quello di fornire una panoramica del quadro regolatorio di quattro Paesi all'avanguardia in tema di generazione elettrica da fonte nucleare: Stati Uniti, Germania, Francia e Spagna. Dall'analisi emerge come il nuovo quadro normativo italiano per il nucleare sia in linea con le principali caratteristiche delle altre nazioni. In particolare sono stati recepiti alcuni elementi di rilievo: l'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari previa certificazione del sito, le licenze per l'esercizio dell'impianto con durata temporale limitata (tra 10 e 40 anni) e la gestione delle scorie e lo stoccaggio definitivo, affidato a enti e società statali. In questo campo, la comparazione evidenzia alcune differenze rispetto alle politiche per lo stoccaggio temporaneo con un approccio di responsabilità finale a carico dell'operatore per alcune realtà (Germania e Usa), piuttosto che con gestione centrale da parte degli enti nazionali (per esempio in Spagna).
In Italia la gestione delle scorie è affidata all'operatore per la parte di stoccaggio temporaneo, mentre spetta alla Sogin sia il deposito definitivo presso il Parco Tecnologico che le attività di smantellamento. Per quel che riguarda invece le tanto discusse misure compensative verso le popolazioni che vedranno sorgere nel loro territorio le centrali, le recenti modifiche normative operate da tutti i Paesi presi in esame e le nuove tecnologie adottate dalle centrali nucleari di terza generazione determinano gli elementi chiave che gli operatori dovranno garantire: sicurezza, minimizzazione dell'impatto ambientale e sostenibilità economica dell'investimento.
«Due sono - spiega Claudio Arcudi, managing partner di Accenture - in particolare le leve sulle quali i leader dell'industria nucleare stanno affrontando elaborando con successo le proprie strategie e sulle quali ispirarsi per fondare il modello italiano: l'interoperabilità tra i diversi soggetti in campo e la standardizzazione degli impianti». L'interoperabilità ha l'obiettivo di massimizzare l'efficacia delle interazioni tra i vari attori (costruttori, operatori, autorità disicurezza), cercando di mantenere un chiaro, trasparente e rapido flusso informativo, un elemento necessario per garantire il rispetto delle tempistiche e dei costi pianificati. La standardizzazione, adottata in particolare da Francia e Usa, consente all'operatore non solo di ridurre i costi associati alle licenze e alla costruzione ma anche le spese sostenute per la gestione e le attività di esercizio dell'impianto e di smaltimento. «E' forte l'esigenza di assicurare che le scelte sul nucleare vengano fatte in base ad informazioni chiare, obiettive ed oneste - dichiara Raffaele Chiulli, presidente di Safe -. Non bisogna trascurare le concrete difficoltà che il nostro Paese si troverà ad affrontare perché, rimettere in piedi un settore che ancora non si è finito di smantellare, ripristinare i livelli di esperienza tecnica, le dimensioni e le competenze industriali necessarie non sarà né facile né gratuito».
© 2010 Affari&Finanza (la Repubblica). Tutti i diritti riservati
SU
- Login to post comments