Le regole che cambiano i giochi del centro

Dalla Rassegna stampa

A Mario Monti non piace l’idea che qualcuno dei suoi ministri si candidi alle prossime elezioni. Ma se proprio dev’essere - ha spiegato a Bruno Vespa in una lunga intervista per il suo prossimo libro - l’augurio è che siano pochi e distribuiti tra i diversi schieramenti. Fin qui, però, le ipotesi di candidature di ministri sono rimaste un po’ per aria. La tendenza è stata quella di avvicinarsi, più che a sinistra e a destra, al centro. Per la destra, in particolare, nessun ministro ha mostrato simpatie. A sinistra s’è parlato di una possibile candidatura del ministro per la coesione Barca. A settembre, un folto gruppo di rappresentanti del governo si presentò al convegno organizzato da Casini in vista di un allargamento dell’Udc.

In realtà l’unico che in un paio di interviste ha lasciato intravedere la propria disponibilità a restare in politica (anche non necessariamente candidandosi per il Parlamento), e continuare nel proprio impegno, è Corrado Passera, che è anche il più corteggiato tra i membri del governo. Ma il problema della collocazione in lista dei possibili candidati è ancora aperto e resta legato a quale sarà la scelta finale di Casini, in attesa, a sua volta, di conoscere lo sbocco finale della riforma elettorale.

 

Se si arriverà a una nuova legge (e in questo senso il pressing del Quirinale diventa ogni giorno più forte) e se il risultato sarà il ritorno al proporzionale, Casini guiderà il centro e solo dopo il voto negozierà un’eventuale alleanza con la sinistra. L’obiettivo è quello di arrivare, anche grazie a candidature eccellenti come quella di Passera e ad alleanze con altre formazioni centriste come Italia Futura di Montezemolo, a uscire dall’attuale condizione di minoranza e raccogliere tra il dieci e il quindici per cento dei voti, un risultato che renderebbe i centristi determinanti nelle trattative per il nuovo governo.

 

Se invece dovesse restare il Porcellum, così com’è o con una modifica che consenta l’assegnazione del premio solo alle coalizioni che raggiungono il quaranta per cento, Casini, che nei giorni scorsi ha detto che non rinnoverà l’alleanza con il centrodestra nelle regionali di Lombardia e Lazio, potrebbe anche decidere alla fine di stabilire un accordo con Bersani, seppure in termini da vedere. In questo caso, che è di là da venire, non bisogna dimenticarlo, i centri potrebbero diventare due: uno, appunto, alleato del centrosinistra. E l’altro dei possibili candidati ministri.

 

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