In Regione scatta la cura dimagrante

Dalla Rassegna stampa

Un risparmio di 15 milioni di euro a legislatura. E’ questo il risultato dell’approvazione da parte del Consiglio regionale della modifica alla statuto della regione che riduce da 60 a 50 il numero dei consiglieri e fissa in 11 il numero massimo di assessori: solo tre di loro potranno essere scelti al di fuori dell’Assemblea.

 

Dopo lo scandalo

È il secondo provvedimento in due giorni per abbattere i costi della politica adottata a larga maggioranza dall’Assemblea regionale. Obiettivo: arginare l’ondata di anti-politica che lo scandalo del Lazio rischia di trasformare in uno tsunami. Certo il Piemonte ha scelto di aspettare il decreto del governo per tagliare il 20% dei fondi ai gruppi e abolire/ridurre/contenere i gettoni di presenza ma il presidente del Consiglio, Valerio Cattaneo conferma che la legge di applicazione sarà fatta entro due settimane. Il primo appuntamento è fissato lunedì, quando ci sarà una doppia riunione - capigruppo e Tavolo di concertazione - per definire i criteri in linea con la “spending review” nazionale.

 

Lo scontro

Il voto di ieri si è porta dietro una scia di polemiche, stante la decisione del presidente della Giunta, Roberto Cota, di tagliare ogni rapporto politico suo e della maggioranza di centrodestra con Michele Giovine: ieri mattina il capogruppo dei Pensionati si è presentato in Aula per bloccare con l’ostruzionismo l’approvazione del proposta di legge dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea.

La svolta è arrivata alle 11 del mattino quando il governatore, su richiesta del capogruppo Pd Rechigna, è piombato a Palazzo Lascaris da Cuneo - dove stava illustrando i contenuti della riforma sanitaria - per mettere fine alla filibustering di Giovine: unico a mettersi di traverso. Maurizio Lupi, Verdi-Verdi, pur censurando la riduzione dei consiglieri, aveva preso atto del «condizionamento ambientale» e si era adeguato: «I motivi addotti da Giovine sono reali, ma gli chiedo di rinunciare all’ostruzionismo».

 

Fuori dalla maggioranza

Niente da fare. Da qui la spallata del Governatore. «Non accetto che in un momento così delicato non ci sia una presa di coscienza e un voto immediato, entro le ore 13 - ha avvertito -. Chi non la pensa così è fuori dalla maggioranza e non ci rientrerà mai più». Lo stesso Cota ha chiesto ai capigruppo di contingentare i tempi.

Tanto più che Giovine, elettosi paladino della classe politica, contro la spinta dell'antipolitica, (dimenticando i suoi guai con la giustizia), pareva determinato a non mollare: «Le minacce mi lasciano indifferente». E ancora: «Non mi sono mai sentito parte di questa maggioranza. Me ne farò una ragione, e così pure se la farà Cota». Frase sibillina, alla luce della partita giudiziaria sulla vicenda delle firme false che fa ballare la maggioranza.

Dichiarazioni battagliere, rilasciate prima che Roberto Placido, Pd , e lo stesso Lupi, lo “sequestrassero” per ridurlo a più miti consigli. Operazione inusuale ma efficace: alla ripresa dei lavori il reprobo ha fatto marcia indietro. Il tutto a fronte di un revisione della legge elettorale capace di tutelare le minoranze e i territori: «Anche Cota ha assicurato che non sarà un testo punitivo». Un punto sul quale si ritrovano Artesio (FdS), e Carossa (Lega Nord).

 

L’irriducibile

Le convergenze terminano qui, perché Giovine, sempre imperturbabile, è stato subissato dagli «apprezzamenti» bipartisan dei colleghi. Anche così, e trovata l’intesa - Reschigna: «La legge elettorale non va fatta perché lo chiede Giovine» - la bestia nera della maggioranza ha dato fondo alle dichiarazioni di voto tirandola per le lunghe fino alle ore 14. Con avvertimento finale: «Non saranno i vostri provvedimenti, adottati perché abbiamo la Finanza in casa, a bloccare l’antipolitica». Poi il voto contrario e l’annuncio: «Per mia scelta, non mi candiderò nella prossima legislatura».

Soddisfatto Cota: «Andiamo avanti sulla strada del contenimento dei costi della politica, anche a dispetto di chi cerca di fare di tutta l’erba un fascio e magari di gettare fango occorre tenere duro sulla via intrapresa». Polemici i Radicali (Boni, Manfredi): «Cota ripudia Giovine? Troppo tardi». E a proposito di rimborsi per le trasferte ricordano che «nel 2007 proprio Giovine andò in Calabria a rappresentare il Piemonte alla Festa della Legalità organizzata da Libera».

Resta da capire se dopo il braccio di ferro il consigliere dei Pensionati fa ancora parte della maggioranza. «Chiedetelo a loro», ha svicolato. Più interessante il commento di Cota: «Giovine ha fatto un passo indietro, accogliendo il mio invito». Allora resta in squadra? «Se non sbaglio, ha votato contro la delibera. In Aula sono stato chiaro sulla necessità di condividere la linea della maggioranza».

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