Regione, prima seduta con brivido. Polverini: porterò il Lazio in Europa

Dalla Rassegna stampa

 

Dura quasi sette ore la prima seduta del nuovo Consiglio regionale. A presiederla è il più votato, Claudio Fazzone. Ivano Peduzzi, Fabio Nobile e Rocco Berardo vengono invitati a entrare al posto delle due elette che hanno rinunciato agli incarichi: Margherita Hack ed Emma Bonino, che da sola libera due seggi come candidata sconfitta e come consigliera della lista Bonino-Pannella. Il primo punto all’ordine del giorno è l’elezione a presidente dell’aula di Mario Abbruzzese. Si vota, ed è subito bagarre. Parla Angelo Bonelli (Verdi): «La votazione è illegittima perché non è stata a scrutinio segreto». Il capogruppo Pd Montino contesta altri due punti: primo, il senatore Fazzone avrebbe già dovuto optare fra Palazzo Madama e la Pisana, e non può presiedere l’assemblea. Secondo: stanno votando anche i tre consiglieri aggiunti dalla Corte d’Appello, sulla cui sorte il Tar deciderà il 10 giugno.
L’Idv Maruccio contesta Fazzone, i toni si alzano, il presidente ribatte «si è sempre fatto così» e legge senz’altro i risultati: 42 i voti ad Abbruzzese. Ne servivano 50. Tutto si ferma per allestire alla meglio un seggio per il voto segreto. Al secondo scrutinio i votanti sono sempre 72, ma i voti validi sono scesi a 40. La vera bagarre è alla terza elezione, che potrebb’essere decisiva: è a maggioranza semplice, 50% più uno. Peduzzi e Maruccio denunciano che le schede sono troppe, Mancini scalpita, ma Fazzone spegne i microfoni e procede. Un applauso saluta il 38esimo voto ad Abbruzzese, quello decisivo. Ma il presidente è costretto ad annunciare: «Elezione nulla, ci sono più schede che votanti». Basta poco a risolvere il giallo: le schede in più sono quelle di Peduzzi (non contato fra i votanti) e di Rocco Pascucci, che spiega: «Mi hanno chiamato due volte. Ho detto di aver già votato, ho stracciato la seconda scheda, ma mi hanno fatto votare di nuovo». Nervosismo.
Ecco la quarta votazione: sono passate 4 ore, Abbruzzese passa con 40 voti, senza i tre "aggiunti" non ce l’avrebbe fatta. E soprattutto, oltre a 25 schede bianche e 4 nulle (29 sono i seggi d’opposizione) ce ne sono 4 per Storace e una per Astorre.
Il primo ciociaro alla guida della Pisana ricorda che «rappresentiamo tutti i cittadini, le province e i Comuni che, sottolineo, sono 378, Roma compresa». Senza sorprese l’elezione dei due vicepresidenti: il centrista D’Ambrosio e il Pd Astorre. Ma alla maggioranza manca sempre qualcuno, e stavolta è chiaro che non è l’Udc.
L’ufficio di presidenza si completa coi segretari: Isabella Rauti, l’Idv Claudio Bucci e Gianfranco Gatti (lista Polverini). Poi la governatrice inforca gli occhiali e legge il discorso che apre la IX legislatura. Lo slogan è «rispetto del mandato elettorale, dei cittadini e del personale». Parla 45 minuti, spaziando dalla crisi greca alla tragedia di Villa Pia. Annuncia taglia dirigenti e cda bulimici. Accusa gli uscenti di aver lasciato conti in disordine. Assicura che porterà il Lazio in Europa, che dialogherà con l’opposizione, che non deluderà «la voglia di rinnovamento degli elettori», che cercherà, lei e i suoi assessori, un continuo confronto con l’aula. Infine li presenta, dalla A di Armeni alla Z di Zezza. E il rimpasto? «Oggi l’Udc ha votato in coalizione - spiega uscendo - lavoriamo in quella direzione, l’accordo si perfeziona a giorni». Lapidari i giudizi dell’opposizione. Giulia Rodano (Idv): «Parla di tutto senza dire niente». Luigi Nieri (Sel): «Profilo basso, idee confuse». E per Montino «si parte malissimo». Le ragioni? La giunta in fieri e «una Regione in cui è Berlusconi l’azionista di maggioranza». Non solo: «Visto il risultato del voto, i consiglieri sub iudice sono stati decisivi. Se il Tar ci darà ragione chiederemo d’invalidare la seduta».

© 2010 La Repubblica - ed. Roma. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK