Referendum radicali trasversali

Si sono presentati insieme, a Rimini, non senza imbarazzo. Tutti attorno al tavolo per presentare in una conferenza stampa l’avvio della raccolta delle firme per i referendum proposti dai radicali. Una specie di larghe intese ma senza il Pd e con tutti quelli che a Roma additano le larghe intese come l’inferno della politica. Certo, qui si tratta di referendum e non del governo. Ma è pur sempre di un’alleanza politica, seppur temporanea. Quindi come non rimanere sorpresi se ci si trova dinanzi a un impensabile, fino a ieri, embrasson nous: ecco allora a Rimini, ma il copione si sta ripetendo in tutt’Italia, il coordinatore Pdl, berlusconiano doc, che dà ragione al responsabile di Sel, ultravendoliano, il portavoce del Movimento 5Stelle che flirta col segretario del Psi. Tutti insieme appassionatamente, in un rito officiato dal capo dei radicali locali che annuncia trionfante: anche Mariastella Gelmini e Fabrizio Cicchitto hanno firmato, a Roma, presso la segreteria comunale. E anche i sellini approvano, convinti.
Sì, sono i referendum più trasversali della storia referendaria italiana. A Napoli (e non solo) è scesa in campo pure l’Oua, cioè l’organismo unitario dell’avvocatura italiana e degli ordini forensi. Ed ecco gli avvocati in fila, a firmare. Ne occorrono 500 mila di firme e i radicali stanno pressando i leader perché scendano in campo: Berlusconi e Vendola uniti nella lotta, per raggiungere il quoziente-firme entro settembre perché solo così sarà possibile votare in primavera. 12 referendum su immigrazione, droga, carcere preventivo, magistratura (responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere, rientro dei magistrati fuori ruolo), finanziamento pubblico dei partiti, divorzio breve, abolizione dell’ergastolo.
Come (quasi) sempre è successo in occasione dei referendum le polemiche sono all’ordine del giorno: nel Pdl c’è chi non è d’accordo nell’appoggio, nel Pd chi dissente dal non-appoggio, i grillini hanno appreso da una dichiarazione del proprio leader di essere favorevoli ma non sono mancati i mugugni e Antonio Di Pietro ha scritto al guru invitandolo a fare dietrofront: «Non puoi essere giustamente contro colui che ha distrutto questo Paese e che lo tiene in ostaggio da 20 anni e poi aiutarlo nel suo intento di punire i magistrati e di bloccare il sistema giustizia».
Di Pietro assicura che Grillo gli ha risposto: «Non sapevo di che si trattasse, ora ho capito e certo non mi metto con Berlusconi a fare una battaglia contro i magistrati». Il bello è che però Grillo non ha ancora virato, nulla è stato scritto sul suo blog e i circoli 5stelle hanno incominciato a raccogliere le firme, perfino il sindaco di Parma, il grillino Federico Pizzarotti, ha scritto ai radicali assicurando che faciliterà in ogni modo la riuscita dell’iniziativa. Con buona pace, per ora, del resuscitato Di Pietro.
In mezzo al guado si viene così a trovare Roberto Fico, il grillino a capo della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, a cui i radicali hanno chiesto di farsi sentire, ovvero di imporre alla Rai di dare spazi a sostegno della campagna referendaria. Rischia di venirsi a trovare tra gli ultra del referendum e il dietrofront di Grillo, senza sapere a che santo votarsi.
Poi c’è Sel, che finora ha detto sì ma col profilo basso. «Accogliamo con entusiasmo che l’on. Gianni Melina (Sel) abbia preannunciato che firmerà i referendum radicali», dice Alessio Di Carlo della segreteria di Radicali Abruzzo. Ma Nichi Vendola? Per ora tiene la testa sotto la sabbia. Così come Enrico Letta che si è ben guardato di prendere posizione sui referendum, non è sceso in campo neppure per difendere il suo ministro degli Interni, così apostrofato da Alessandro Gherardi, componente del Comitato promotore dei referendum: «il ministro della Giustizia ha ragione nel dire che serve equilibrio quando si parla di responsabilità civile dei giudici, subito dopo però farebbe bene ad aggiungere che attualmente l’Italia è l’unico paese europeo dove vige un regime di totale in- sindacabilità dell’operato dei magistrati con la conseguente impossibilità per il cittadino di ottenere il risarcimento del danno subito a causa dell’errore giudiziario. Di fatto oggi l’illecito del magistrato coincide con le sole decisioni giudiziarie "folli", che chiamano in causa lo psichiatra piuttosto che la tecnica legale; non a caso l’attuale legge sulla responsabilità civile dei magistrati è stata bocciata dalla Corte di Giustizia della Comunità europea».
Il Pd s’è schierato contro e quindi i banchetti rimarranno fuori dalle feste democratiche, l’ordine è stato impartito da Guglielmo Epifani e tutti hanno risposto signorsì. Quindi niente raccolte firme tra gli stand, nonostante qualche dissenso come quello di Marco Paciotti, coordinatore del forum immigrazione del Pd che non potrà aprire banchetti nelle feste ma raccoglierà firme nelle città: «Trovo naturale» dice, «aderire, dare sostegno ed essere in campo a favore dei quesiti referendari che riguardano l’immigrazione, raccoglierò le firme». Continua: «All’assemblea nazionale del Forum immigrazione è stato approvato un documento per voltare pagina rispetto alla Bossi-Fini e a tutto il pacchetto sicurezza firmato Maroni, nel documento vi sono quei contenuti presenti nei referendum radicali in cui noi ci ritroviamo appieno».
A Pordenone ben 5 consiglieri comunali Pd e un assessore hanno firmato pubblicamente a favore dei referendum, a Potenza sono 3 i consiglieri comunali pidiessini che hanno firmato, e così in altri Comuni. Un dissenso in qualche modo coperto dalle vicende congressuali che stanno tenendo banco all’interno del Pd, tanto che Epifani finora è riuscito a glissare sui referendum: no, ma senza metterci la faccia. Infine un giornalista commentatore politico iscritto al partito radicale, Federico Orlando, chiosa: «A oggi, la mia previsione è che se Berlusconi paga forte (altro che abolizione del finanziamento pubblico), i quesiti che lo interessano potranno raggiungere il numero di firme necessarie. Quanto agli altri quesiti, credo che un patrocinio partigiano non giovi al risultato. Forse non si doveva fare un’unica insalata, con una maionese già guasta».
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