Redditi sul web, l'onorevole corre ai ripari

Chi non lo sapeva, chi giura di averlo dimenticato, chi non aveva capito bene come fare, chi sta per aderire "ormai è questione di ore" e chi invece non ci pensa nemmeno. Tra i parlamentari toscani solo 20 su 56, più o meno un terzo, hanno finora aderito all'operazione "trasparenzaviaweb", iniziativa promossa dai Radicali per dare la possibilità a tutti i cittadini italiani di accedere on line ai redditi degli eletti di Camera e Senato, peraltro già depositati negli uffici del Parlamento e quindi consultabili ma soltanto su richiesta. Tra gli assenti quasi tutti autogiustificati tranne poche eccezioni - è da segnalare la particolare situazione del vicepresidente del Senato Vannino Chiti che non ha aspettato l'input radicale per pubblicare sul web la fotografia del suo patrimonio: dal 2008 la dichiarazione dei redditi è sul sito www.vanninochiti.com e chiunque la può vedere dal proprio computer.
La vicepresidente della Camera Rosy Bindi ha sempre dato importanza alla pubblicizzazione del reddito: «Nessun problema ad aderire all'iniziativa», dice la portavoce Chiara Rinaldini, «ci informiamo subito e provvediamo». Per dare il via libera alla diffusione on line del proprio patrimonio ogni parlamentare deve firmare una liberatoria per concedere l' autorizzazione. «È quello che farò quanto prima», assicura il deputato del Pdl Massimo Parisi. «Figuriamoci se non sono d'accordo, ho un solo reddito e niente da nascondere. Del resto i giornalisti parlamentari consultano i documenti ogni anno, è già tutto pubblico». Anche il fiorentino Michele Ventura, deputato del Pd, ha appena firmato: «Ho aderito proprio oggi», spiegava ieri mattina, «tra poche ore sarò on line». Meno rapida la senatrice del Pd Vittoria Franco, che ancora non si è attivata: «Mi sarà forse arrivata una mail a una posta che guardo poco, chissà, sta di fatto che non mi sono accorta di dover firmare qualcosa. E ora lo farò, perché sono convinta che in un momento come questo l'iniziativa abbia un significato importante». Il suo collega Andrea Marcucci era convinto che «la dichiarazione on line passasse automaticamente sul sito del Senato» e adesso si affretterà a firmare la liberatoria. Così come il deputato democratico pratese Antonello Giacomelli: «In settimana vado a firmare, non ho grandi tesori da celare: ho appena comprato la prima casa col mutuo. Trentennale, per essere precisi». Chi invece non firmerà un bel niente è il senatore Massimo Livi Bacci, demografo e docente universitario: «La mia dichiarazione è già pubblica, chi vuole vederla sa come fare. Nonvedo la ragione permetterla anche sul sito del Senato, difendo la mia pigrizia, più che la privacy a cui non tengo affatto». Gabriele Toccafondi, giovane deputato Pdl, è tra quelli che pensavano che il reddito, già pubblico, passasse direttamente sul sito della Camera: «Domattina autorizzo la diffusione, sono d'accordissimo con l'iniziativa radicale». Disarmante la reazione del senatore Pdl Paolo Amato: «Il web? Ma se ancora scrivo con la stilografica. Lo sanno tutti che non so usare il computer, sono un analfabeta informatico, un uomo d'altri tempi, un pezzo da museo. Renzi mi avrebbe rottamato da una vita».
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