La realtà virtuale

Dalla Rassegna stampa

È autoritaria o democratica la risoluzione votata dalla commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai? Mette un freno allo strapotere narcisistico di alcuni conduttori di talk show, o èun bavaglio liberticida per i cittadini che hanno il sacrosanto diritto di scegliere da chi essere informati? E' una prepotenza filoberlusconiana, o un`equa decisione di politica pubblica dell`informazione? Da uomo del dubbio non so dare una risposta netta. Potrei rispondere positivamente a ciascuna delle opposte alternative. Prendete la decisione che vuole che i cosiddetti `programmi di approfondimento` nel periodo pre-elettorale siano trasformati in tribune politiche con la relativa par condicio. L`incazzoso dirà: era ora di farla finita con il potere assoluto
(lubrificato a suon di milioni) dei Vespa, dei Santoro, eccetera, di scegliere i soliti noti e di trattare la politica come piace a loro: basta con i satrapi dell`informazione pubblica, siano essi rossi o
azzurri. Il legalista obietterà: la libertà e l`autonomia del giornalista sono sacrosante, e nessuno deve sindacarle in nome del bilancino politico: sono solo gli ascoltatori che decretano con gli ascolti il successo o il fallimento delle trasmissioni.
Considerate la decisione (votata da Pd e Pdl) secondo cui fino a una certa data hanno accesso alle tribune solo i partiti grandi e quindi hanno diritto di parlare tutti con lo stesso peso. L`uomo comune osserva: meno male che non si seguita ad annoiarci con decine di teste di legno che recitano le loro litanie partitiche in quelle squallide trasmissioni che sono le tribune politiche, la
democrazia ha bisogno solo di poche significative voci e non di partiti e partitini che vivono a nostre spese. Replica il difensore delle minoranze: il servizio pubblico deve dare voce a tutta la società, altrimenti ci si avvicina alla dittatura, anche se è divisa in un`ala di centrodestra e in una di centrosinistra. Guardate infine il lato economico della decisione parlamentare secondo cui la
sospensione dei talk show liberi e la loro trasformazione in simil-tribune politiche farebbe
crollare l`ascolto con conseguenze negative per gli introiti pubblicitari. Osserva il primo utente: è
una manovra per fare definitivamente fuori la Rai a favore di Mediaset, che ne trae vantaggi
pubblicitari con un vero e proprio conflitto di interessi berlusconiani. Risponde il secondo
utente: la Rai non deve seguire regole commerciali, ma deve funzionare da servizio
pubblico a tutela della pluralità dell`informazione in cui non possono trovare posto gli anchormen
che eccitano le viscere degli ascoltatori. Il gioco potrebbe continuare all`infinito. Alla Rai
è sempre difficile districare la ragione dal torto, perché è cresciuto un animale mostruoso
alimentato da cibo proveniente da scatole avariate che guastano anche quel poco o molto che c`è di buono. L`avvelenamento principe viene dal rapporto con la politica che non si è mai conformato come un onesto servizio pluralistico, ma piuttosto come un disonesto asservimento ai
potenti del momento. L`altra scatola avariata è relativa ai giornalisti, i quali - bravi o somari - arrivano in prima linea solo in ragione delle casacche che indossano. C`è chi serve la casacca in maniera più elegante e chi in maniera becera, ma la logica ferrea che regna è quella. Sono ben noti i nomi e i cognomi dei giornalisti lottizzati a uomini, correnti e partiti, pure in
presenza di lodevoli eccezioni. Chi potrebbe dire che Vespa e Santoro non sono dei bravi giornalisti? Ma chi potrebbe sostenere che fanno del giornalismo, diciamo all`anglosassone, con i fatti distinti dalle (loro) opinioni? La terza scatola piena di (uffa riguarda la logica economica. È difficile che possa esistere decentemente un animale così mostruoso che, per un verso, segue la logica di mercato e, per un altro, quella del finanziamento statale via canone che dovrebbe sorreggere il servizio pubblico indipendentemente dagli ascolti e dalla pubblicità.
E scoppiato un`altra volta il casino. L`ha innescato il Marco Beltrandi radicaletto, mezzo
Pierino e mezzo furbetto. Ma non è lui il responsabile del caos. È la Rai stessa. Come se ne
esce? Ai posteri l`ardua sentenza.

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