E in Rai è subito rappresaglia contro i finiani

Nemmeno ventiquattr'ore ed è arrivata la rappresaglia: ieri i cinque consiglieri di maggioranza hanno fatto mancare il numero legale al Cda Rai. Risultato: sono saltati i contratti di Parla con me e della fiction Anita su Anita Garibaldi, prodotta dalla società "Goodtime" di Gabriella Buontempo. La Buontempo è produttrice cinematografica di vecchia data e autrice di molti successi, tra i quali le fiction Il grande Torino e I colori della gioventù sul futurismo. È però, anche, la moglie di Italo Bocchino (e qui è bene ricordare che fa la produttrice dal 1989, ha conosciuto Bocchino nel 1993 e lo ha sposato nel 1995). Suona dunque davvero sospetto che, all'indomani della mozione di Fli sul pluralismo in Rai, i consiglieri di area Pdl abbiano fatto saltare la seduta in cui c'era all'ordine del giorno il suo contratto. Del resto, colpire le mogli per arrivare ai mariti è ormai pratica ampiamente sdoganata e difesa dai supporters berlusconiani. E la stessa Buontempo, da quando si è consumata la frattura tra Fini e Berlusconi, ne ha fatte le spese in più occasioni: dai titoloni del Giornale sui suoi lavori in Rai, tanto aggressivi da spingere anche Maurizio Lupi e Ignazio La Russa a difenderla in termini umani e professionali, alla sospensione del progetto "Giallo di sera", che lei però rifiutò di leggere come un'epurazione. Alla riunione di ieri hanno dato forfait all'ultimo minuto Giovanna Bianchi Clerici, Angelo Maria Petroni e Antonio Verro. Erano assenti anche Alessio Gorla e Guglielmo Rositani, ma erano "giustificati": il primo aveva fatto sapere che sarebbe andato al funerale di Sandra Mondaini, il secondo è convalescente.
Verro ha negato che vi siano ragioni politiche dietro le assenze e ha aggiunto che sia per Anita sia per la Dandini si può tranquillamente aspettare una settimana: «Credo che gli italiani - ha detto a proposito di Parla con me - possano sopravvivere sette giorni in più senza di lei...». Quanto alle assenze ha spiegato che «nell'ultima seduta del Consiglio si era deciso di non esserci questa settimana per solidarietà a Rositani che per motivi di salute non avrebbe potuto partecipare». «Poi - ha aggiunto Verro - due giorni fa si è prospettata la necessità di riunire il Cda, ma era troppo tardi in quanto avevamo tutti preso altri impegni personali». Sarebbe bastato che uno solo dei cinque consiglieri di maggioranza si liberasse per garantire il numero legale, poiché erano presenti, oltre a presidente Paolo Garimberti, i consiglieri Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten.
Inoltre c'è un caso che la dice lunga su come si possano gestire anche gli impegni improrogabili: il consigliere Rodolfo De Laurentiis ha partecipato alla riunione in collegamento telefonico da Torino. Ma tant'è e ieri Garimberti non ha potuto far altro che chiudere la seduta e convocare la prossima sullo stesso ordine del giorno. È fissata per martedì, un'altra data calda: è la vigilia del discorso di Berlusconi alla Camera ed è il giorno fissato per l'esordio della Dandini. Rizzo Nervo ha assicurato che Parla con me andrà in onda «come da piani di produzione», anche in assenza del contratto della società esterna che lo produce, la Fandango. Gli autori, però, hanno chiesto un segnale dirci cosa fare». «Noi - hanno fatto sapere - abbiamo lavorato per essere pronti alla messa in onda di martedì e c'è una conferenza stampa in programma lunedì. Ma - hanno aggiunto - non è che decidiamo noi se andare in onda o no. Aspettiamo di saperlo dall'azienda. In assenza dell'ok del Cda, c'è un direttore generale che può dire se possiamo andare in onda».
L'ostilità alla Dandini è, in area Pdl, vecchia storia. Ma in questi giorni di circolari-bavaglio è tornata alla ribalta: «Questo clima intimidatorio alla Rai non giova alla creatività. L'azienda decida: se non vuole mandare in onda parla con me lo dica, noi non cambieremo», ha detto la conduttrice in un'intervista all'Espresso di questa settimana, in un contesto in cui per uno sketch su Minzolini si è vista rinfacciare da Garimberti di non fare gioco di squadra. Una storia che fa il paio con gli "editti" contro Santoro, che a sua volta si è ritrovato in trincea per difendere Annozero e la libertà della sua linea editoriale. E che ieri è andato in onda, nella puntata "Scacco al premier", con Marco Travaglio e Vauro nonostante il veto del dg Mauro Masi. Ma il contraccolpo della circolare Masi e dei diversi tentativi di imbrigliare la Rai si stanno trasformando per i vertici dell'azienda in un boomerang molto pericoloso, non solo in termini di immagine.
Ieri alla mozione già presentata da Fli se ne è aggiunta un'altra avanzata da tutta l'opposizione: l'hanno firmata esponenti del Pd, dell'Idv, dei Radicali, dell'Udc e del gruppo misto. Il primo firmatario è Giuseppe Giulietti, il presidente di Articolo 21 che una settimana fa ha reso pubblica la circolare Masi. La mozione dell'opposizione è diversa da quella di Fli, ma una collaborazione sui temi del pluralismo è possibile: «La nostra - ha spiegato Giulietti è una circolare aperta, lavoreremo con intelligenza politica insieme a Fli per far convergere una maggioranza su un unico testo».
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