Rai e riforma dell'Università: il giorno caldo del governo

Riforma dell'università e pluralismo delle reti Rai. In attesa del voto del 14 dicembre, è su questi due fronti che nelle prossime quarantott'ore si testa alla Camera la capacità di tenuta del governo. Ufficialmente, forze dell'opposizione e finiani si muovono senza una strategia comune concordata. Ma in questa fase i colloqui sono all'ordine dei giorno, sia a livello di capigruppo che di leader di partito. Il primo banco di prova oggi, a meno di sorprese dell'ultimo minuto, sarà il voto sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata dal Pd al disegno di legge Gelmini sulla riorganizzazione il sistema universitario. Dovesse essere bocciata, si passerebbe alla votazione dei circa 400 emendamenti presentati (la maggior parte sono targati Pd). Sulla carta, l'approvazione della riforma è in salita.
Oltre a Pd e Idv, anche Udc e Api hanno fatto sapere che voteranno contro, sostenendo che un via libera al provvedimento farebbe «commissariare» il ministero dell'Istruzione dal ministero dell'Economia. E anche i finiani hanno posto delle condizioni, pena il voto contrario: «Fli onorerà l'impegno all'approvazione del provvedimento solo se l'intera maggioranza e l'esecutivo onoreranno quello a completarne il disegno, affrontando i punti in precedenza accantonati per carenza di risorse», ha detto il deputato di Fli Aldo Di Biagio intervenendo nell'aula di Montecitorio. I finiani chiedono in particolare il finanziamento dell'assunzione di almeno un terzo degli attuali ricercatori nel ruolo di associati. Ma sono proprio le condizioni poste dai finiani e la difficoltà da parte del governo a garantire la copertura finanziaria della riforma che potrebbe portare oggi a una decisione a sorpresa. Il governo sta valutando infatti di evitare ora una votazione che rischia di chiudersi a suo svantaggio e di far slittare l'esame finale della riforma a dopo l'approvazione della legge di stabilità. Ovvero, dopo il 10 dicembre. Ovvero, dopo il voto delle mozioni di fiducia (Senato) e sfiducia (Camera) del 14.
MOZIONE FLI SULLA RAI
Ma c'è anche un'altra votazione, nelle prossime 48 ore a Montecitorio, che mette a rischio la tenuta del governo. Italo Bocchino ha presentato una mozione sulla Rai in cui si punta esplicitamente il dito contro la gestione «ispirata a criteri di opportunità politica» del direttore generale Mauro Masi e contro il Tg1 di Augusto Minzolini. Il Pdl si è affrettato a presentare al Senato, dove i finiani non sono determinanti per ottenere la maggioranza, un'altra mozione sul pluralismo della tv pubblica in cui si stigmatizza d'egemonia della sinistra in Rai». Ma serve a poco. Archiviata la pratica università, la Camera voterà la mozione di Fli su cui sono pronti a convergere Pd, Idv e Udc. Nel testo si afferma che l'informazione della Rai non soddisfa «i requisiti di imparzialità, completezza e correttezza e lealtà richiesti alla concessionaria del servizio pubblico». Si dice anche che «la principale testata giornalistica della Rai, il Tg1, partecipa al dibattito politico e istituzionale a sostegno di determinate posizioni o proposte legislative». E che «il direttore generale della Rai, interpretando il suo ruolo ben oltre i limiti previsti» dalla legge, «è giunto ad avocare una responsabilità sostanzialmente esclusiva sui programmi di informazione e approfondimento politico, secondo criteri chiaramente ispirati a valutazioni di opportunità politica e non al rispetto degli obblighi connessi al servizio pubblico di informazione».
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