Rai, Lei prima donna dg Fini e Schifavi: in tv si parli dei referendum

Dalla Rassegna stampa

Una rivoluzione. Lorenza Lei diventa direttore generale della Rai. Lo ha deciso ieri, all'unanimità, il consiglio di amministrazione di Viale Mazzini. Oggi la voterà l'assemblea degli azionisti, composta dal Tesoro e dalla Siae. È la prima volta di una donna capo azienda alla tv di Stato. Ma la rivoluzione non finisce qui. Nel tramonto del berlusconismo la scelta della Lei segna una nuova svolta, un nuovo equilibrio. Viene promossa una dirigente che, sì, ha il placet del Cavaliere ma fa riferimento a una rete di relazioni, dentro e fuori la Rai, autonoma, sganciata dai meccanismi del potere berlusconiano. Il suo profilo è in sé un indizio di come stanno cambiando certi assetti del sistema. Viale Mazzini, nel frattempo, vive un altro momento difficile. In commissione di Vigilanza slitta ancora il regolamento sui referendum di giugno. Senza la direttiva della commissione i quesiti subiscono una congiura del silenzio nei programmi Rai. Ma Fini e Schifani intervengono: «Bisogna superare lo stallo. Siamo pronti ad iniziative per trovare una soluzione».

Sposata con un dirigente della Sipra, la concessionaria di pubblicità della Rai, un figlio di 20 anni, Lei ha da poco superato la soglia dei 50. Ha cominciato a lavorare nel marketing della maison Valentino. Ma la sua carriera di dirigente nel pubblico decolla quando per la Rai segue la preparazione del Giubileo del 2000. In quel periodo stringe rapporti molto stretti con il Vaticano, si conquista la stima delle gerarchie e non perde mai i contatti con la Chiesa, in particolare con la segreteria di Stato. Se si scrive che tra i suoi grandi sponsor di oggi c'è il cardinale Tarcisio Bertone non si sbaglia. Del resto non le dispiacerà l'iscrizione all'elenco dei grandi dg cattolici di Viale Mazzini, da Ettore Bernabei, che parla benissimo della Lei, a Biagio Agnes, anello di congiunzione tra la Dc di De Mita e OltreTevere (il fratello dirigeva l'Osservatore romano). Non a caso i più longevi manager della storia Rai.

In verità l'incarico della Lei è, sulla carta, molto breve. Appena un anno, fino alla scadenza naturale del cda: aprile 2012. Questo però lascia ampi margini di manovra al nuovo direttore. È impensabile infatti che una grande azienda con i conti dissestati possa permettersi di avere tre dg in tre anni. La Lei ha già in testa un progetto di profondo restyling dell'azienda, a cominciare dalla creazione di una direzione intrattenimento (fiction e varietà). Che riesca a portarlo a termine è un altro discorso. Per il momento si gode l'unanimità di consensi politici e dei voti in consiglio. Per il presidente Garimberti può «essere un dg di garanzia», per Zavoli rappresenta «la scelta migliore». L'Udc Enzo Carra, uno che la conosce bene, festeggia: «Dopo uomini deboli una donna forte a Viale Mazzini». La omaggiano il Pd (Merlo) e il Pdl (Gasparri, Quagliariello e Lainati). I complimenti pubblici della Chiesa, a sorpresa, non arrivano dai Sacri palazzi ma dai francescani di Assisi: «Lei darà qualità e spessore a sorella Rai».

La giornata della Vigilanza è stata invece meno tranquilla del passaggio di consegne a Viale Mazzini. Il sit in di protesta di Radicali e referendari davanti a San Macuto, sede della commissione, per il rinvio sulla par condicio referendaria che impedisce di parlare dei quesiti in tv, ha fatto registrare un'aggressione verbale al Pdl La Loggia. Paolo Gentiloni del Pd ha chiesto l'intervento dei presidenti delle Camere. Anche Antonio Di Pietro ha scritto a Fini e Schifani denunciando « il grave ritardo» e minacciando di occupare l'aula. Scelta che ha poi fatto il radicale Beltrandi. Zavoli è ottimista sui tempi. Oggi ha convocato la Vigilanza per due riunioni. Insomma, vuole stanare la maggioranza che fa ostruzionismo. Ma Fini e Schifani, con una nota congiunta, decidono comunque di prendere posizione. «Superate lo stallo - intimano -. Ci riserviamo l'adozione di eventuali iniziative».

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