Rai, Di Bella difende programmi e regole: «In onda con par condicio»

Dalla Rassegna stampa

É ancora in alto mare la soluzione del paradosso par condicio nelle trasmissioni Rai. Oggi ne discute il Cda, in attesa del quale la commissione di Vigilanza ha rinviato a giovedì l`ufficio di presidenza che deve affrontare la grana. Fra Viale Mazzini e Palazzo San Macuto è in corso
un braccio di ferro: secondo il presidente Rai Garimberti, devono essere i parlamentari a dover cambiare il regolamento, mentre per la Vigilanza dovrebbe essere la tv pubblica ad adattare col minore danno il regolamento stesso che, dal 28 febbraio farebbe saltare i talk show, sostituiti
da tribune politiche. Oggi il presidente aupica un voto unanime del Cda sulle «criticità» già
espresse alla Vigilanza: giuridiche, economiche (3 milioni di spot persi), di gestione dei palinsesti e di difesa dell`autonomia dei giornalisti.
RAITRE LA PIU' DANNEGGIATA
Il primo ad essere preoccupato è Antonio Di Bella, direttore di RaiTre, che ha nel palinsesto nove trasmissioni di approfondimento. Ieri ha scritto una lettera al presidente e al direttore generale Rai, chiedendo che «tutte le trasmissioni d`informazione di RaiTre vadano in onda, nel pieno rispetto della par condicio». Perché, è il principio sul quale si basa Di Bella (ma espresso anche da Garimberti e dal Garante dell`Authority Calabrò) : la legge prevale sul regolamento, quindi la par condicio è ampiamente garantita dalla legge. Il direttore è disponibile a dare spazio in prima serata (il mercoledì) alle Tribune, mantenendo però l`autonomia di Ballarò, di In Mezz`ora, Che tempo che fa, Report, Presadiretta e altri. Giovanni Floris, ospite di Fabio Fazio, ha espresso il suo rifiuto
a «farsi scegliere gli ospiti» dai partiti, e piuttosto non va in onda. A meno che, ipotizza Di Bella, non si accoglie la soluzione annunciata da Michele Santoro: andare in onda senza politici. Santoro infatti, individuando nel regolamento degli aspetti incostituzionali, ha lanciato la sua sfida: in una lettera al Dg Mauro Masi, annuncia che «AnnoZero potrà continuare ad andare in onda con cadenza settimanale senza politici», anche in giorni diversi dal giovedì. Certo è che se Annozero trattasse il tema del lavoro, per dire, con sindacalisti e imprenditori, sarebbe comunque considerato politico. A meno che non si parli di «fiori o di moda», scherzano a Viale Mazzini.
In questo senso Vespa, con sedici puntate in un mese, è l`unico che può ospitare tribune e parlare di amenità, tra lifting e diete. Impossibile «simulare» il palinsesto secondo il regolamento perverso:
ci rinunciano sia il Dg Masi che il suo vice Marano. «Non sono prevedibili gli argomenti di attualità» che i talk show potrebbero affrontare nel prossimo mese e «la loro eventuale compatibilità con il regolamento della Vigilanza», spiega Garimberti. Le stesse cose le ha dette a
Sergio Zavoli, presidente della Vigilanza, che ieri al telefono ha sollecitato la «simulazione». A Viale Mazzini l`ufficio legale ha evidenziato la possibile incompatibilità tra la legge 28/200 sulla par condicio e il regolamento della Vigilanza. Il nodo verte sulla differenza tra «comunicazione
politica» dei candidati (le tribune) e «informazione», un dibattito con la mediazione giornalistica.
Una sentenza della Corte Costituzionale (n.155 del 2002), ha sancito che la legge sulla par condicio garantisce l`informazione, purché nel massimo equilibrio, 45 giorni prima del voto, come ricorda anche Santoro. Zavoli è in cerca di una mediazione (sollecitata anche da Napoletano)
e ha chiesto il parere di costituzionalisti. Il regolamento è legge, e i parlamentari dovrebbero votarne un altro. Ma da Pdl e Lega questa disponibilità non c`è, ieri il pidiellino Lainati si è detto d`accordo con il radicale Beltrandi (e pure con Emma Bonino).

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