Rai, confermati i limiti ai talk show. Tre soluzioni per applicare le regole

Dalla Rassegna stampa

Come era ormai scontato, ieri la commissione di Vigilanza Rai ha bocciato qualsiasi ipotesi di modifica al regolamento della par condicio approvato il 9 febbraio scorso con una relazione di Marco Beltrandi, radicale eletto nelle liste del Pd. Resta insomma la norma contestata: i programmi di approfondimento giornalistico dovranno sottostare alle stesse regole delle tribune politiche, cioè della «comunicazione politica». La conferma è venuta immediatamente dal capogruppo del Pdl Alessio Butti: «Non ci sono le condizioni per rivedere il regolamento». Il presidente Sergio Zavoli (che in questi giorni si era speso molto per tentare una mediazione o un accordo) in apertura di seduta aveva subito chiesto «alla maggioranza se intende aprire spiragli per riprendere la discussione» e arrivare quindi ad una modifica.
Ma Butti, che ha parlato a nome dell'intero Pdl, non ha lasciato spazi: «Il regolamento è stato votato, ampiamente discusso e le conseguenze sono state valutate. Si tratta di uno strumento utile per dare il massimo dell`informazione all`opinione pubblica, non si chiude niente e c'è la prima applicazione reale della legge nel rispetto della sentenza della Corte». Il Pd, con il capogruppo Fabrizio Morri, ha protestato: «È stata scritta una brutta pagina che non finirà qui, è stato commesso un disastro, si è inteso mettere nel ridicolo la par conditio con un regolamento in palese violazione di una sentenza della Corte costituzionale, sarà presto impugnato con tutte
le conseguenze del caso>>. Il Pd è infatti convinto della incostituzionalità del regolamento e soprattutto della contraddizione che emergerebbe tra quel documento e la vera e propria legge della par condicio che, secondo il partito guidato da Bersani, sottrae alle regole delle tribune politiche i programmi di approfondimento.
Molto amareggiato Zavoli: «Questa mediazione è fallita al di fuori della commissione. Perché da possibiliste le dichiarazioni su questo argomento sono diventate perentorie e negative, perché si girava intorno al problema mentre si mediava? Perché questa cosa ha avuto la sua gestione extra moenia, per questo io non ho rimpianti. Non posso fare il processo al rapporto che i colleghi hanno con i rispettivi partiti, ma non posso non prendere atto che di colpo è mutato il tono» ha detto Zavoli nel corso della commissione. Il presidente ha voluto precisare il suo rapporto con il Quirinale: «Si è anche detto che io avrei tirato per la giacca il presidente Napolitano per tenere in piedi la mediazione: non mi sono mai sognato di portare la
mediazione nei palazzi dove si esercita la garanzia per tutti». L`accenno era alla discussa visita che ieri pomeriggio l'ufficio di presidenza ha compiuto al Quirinale alla fine dei seminari voluti culturali sul servizio pubblico da Zavoli. A questo punto la palla passa alla Rai che dovrà  applicare il regolamento. Tre strade verosimili. Applicazione del regolamento alla lettera (spazi per i politici pari per tutti nei programmi come «Ballarò» o «Porta a Porta»). Sospensione dei programmi stessi. Assenza di esponenti politici, come ha già «sperimentato» Michele Santoro.

© 2010 Corriere della Sera. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK