Il ragazzo che sconfisse l'Agcom

Dalla Rassegna stampa

Il braccio di ferro con Agcom è stato estenuante. Ma, insieme a centinaia di migliaia di cittadini digitali, lo ha vinto: per la contestatissima delibera sul diritto d'autore online, tutto rimandato al dopo Calabrò, cioè dopo l'estate. E dunque, tutto da rifare.

A coordinare gli sforzi che hanno schiantato il braccio dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni sul tavolo è stato un ragazzo di 29 anni con la passione per l'informatica, Gandhi e il clarinetto, Luca Nicotra. Sono serviti «diciotto mesi di campagna, quattro petizioni e quasi 500 mila firme», spiega all'Espresso, riassumendo il lavoro svolto in qualità di segretario di Agorà Digitale, un'associazione che si batte per il libero web. Ruolo che ricopre dal 2009, e a cui da qualche mese affianca quello di attivista per Avaaz, le cui battaglie - sotto la stessa stella polare - hanno respiro globale. Soprattutto, è servito contrastare il potere delle lobby delle major che hanno armato la mano dell'authority. E che «avevano i documenti interni dell'Agcom prima dei commissari di opposizione», dice Nicotra. «E' un problema strutturale, e bisogna tenerlo in considerazione.» Almeno quanto un altro, altrettanto profondo: «Grossi poteri come Agcom e il governo lavorano o segretamente o mandandosi messaggi in codice. Metà del lavoro che abbiamo dovuto fare in questi mesi è stato trascrivere questi 'pizzini' che il potere si manda in cose comprensibili per le persone.»

Nato vicino a Monfalcone nell'agosto 1982 e vissuto nel goriziano, Nicotra si trasferisce a Pisa per gli studi universitari in Informatica. Poi vola negli Stati Uniti, alla prestigiosa Carnegie Mellon University; in Canada, dove trascorre un'estate da ricercatore; e a Tubingen, al Max Planck Institute. Scartata l'idea di fare lo scienziato («sono troppo maldestro, in laboratorio faccio cadere le provette»), l'obiettivo è la ricerca nell'informatica: «Lavoravo su modelli statistici, grossi modelli di dati in ambito di 'data mining', che - da Facebook a Google - sono il pane quotidiano delle grosse multinazionali di Internet». Arrivato al dottorato, tuttavia, l'urgenza dell'attivismo lo ferma. Nel 2006 incontra il Radicale
Marco Cappato, «che in precedenza è stato uno dei personaggi più attivi sul fronte Internet», spiega, «contro i brevetti software e per impedire agli USA di avere accesso a tutte le basi dati europee.» Da Cappato e dai Radicali impara a non sentirsi un 'giovane' della politica. E, soprattutto, ad avere a che fare direttamente con i parlamentari. A sporcarsi le mani, piuttosto che limitarsi a speculare. E' proprio quanto è avvenuto con la delibera Agcom, per cui Nicotra è riuscito ad allertare 70 tra deputati e senatori, che hanno messo la loro firma su una decina di atti a supporto della battaglia contro l'authority. «Parlamentari di tutti gli schieramenti», dice Nicotra. Sì, Lega compresa. Almeno, fino alla presentazione dell'emendamento Fava: anch'esso considerato censorio, e dunque combattuto. E a sua volta sconfitto.

La cifra che emerge conversando con Nicotra è il pragmatismo, che si accompagna a un'insofferenza naturale per il potere. A questo si lega la passione per la tecnologia, che «è sempre un momento di rottura nella società, perché il potere non se l'aspetta, non è programmata - da Gutenberg a Internet.» E sbaglia chi pensi di annoverarlo tra i tecno-utopisti, o tra i fanatici dell'attivismo da click. Nicotra lo dimostra sollecitato a valutare l'atteggiamento degli attivisti del Movimento 5 Stelle e di Beppe Grillo nei confronti del web. Nelle loro mani, la panacea di tutti i mali. In quelle, più accorte, di Nicotra, tutt'altro: «Internet è il luogo dove il potere si nasconde nel modo più facile possibile. La retorica che Internet sia strutturalmente aperto e libero è quanto di più sbagliato possa esserci», dice. «Internet può essere questa cosa, ha elementi strutturali che glielo consentono, ma non è per nulla scontato che lo sia. Mentre è difficile che il potere si nasconda dietro Mediaset, su Internet è molto più complesso.» L'influenza, ammette, è quella di 'Comunicazione e potere' del sociologo Manuel Castells. E Grillo? «Non condivido la sua analisi politica, certi aspetti razzisti e il modo in cui nasconde il potere, il suo potere innanzitutto, rispetto alla sua base.» Rispetto a Internet «c'è una certa ingenuità», conclude Nicotra. Anche se gli elementi di partecipazione attiva e la capacità di investire, e per così lungo tempo, sulla Rete non gli dispiace affatto.

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