Radio Radicale: la parola al Governo

Dalla Rassegna stampa

“Sul servizio pubblico svolto da Radio Radicale abbiamo presentato un emendamento alla legge finanziaria che porta la prima firma della senatrice del Popolo della libertà, Maria Ida Germontani, sottoscritto da tutto il gruppo del Pd e da ottanta senatori di tutti gli altri gruppi, Lega Nord compresa». Emma Bonino, vicepresidente del Senato, in un`intervista all`emittente torna a porre il problema di Radio Radicale e ricorda che oggi «inizierà la discussione in commissione bilancio e nei corridoi di Palazzo Madama si parla di un maxiemendamento del governo in arrivo». «Tenendo conto - rileva la Bonino - che si parla di una Finanziaria che va inserita in un quadro governativo che appare incerto. Quando si arriverà al voto del nostro emendamento il governo dovrà esprimere il parere e speriamo che sia favorevole e se anche non dovesse essere favorevole che almeno si rimetta all`aula». Le firme in calce all`emendamento sono 202 e puntano al rinnovo della convenzione di Radio Radicale con il ministero dello Sviluppo economico (dieci milioni di euro lordi in tre anni) al fine di poter ancora usufruire dei fondi statali in quanto servizio pubblico sussidiario. Fondi statali che al momento, però, in Finanziaria non ci sono ancora. Né per Radio Radicale, né per quanto attiene ai giornali di idee o gestiti da cooperative. Circa settanta milioni di euro dello stanziamento aggiuntivo deciso dal Parlamento per assicurare la copertura degli oneri prestabiliti per gli anni 2009 e 2010. La Fasi lancia l`allarme e richiama l`attenzione oltre che sulle testate interessate, su giornalisti, tecnici e impiegati che in questi organi di stampa prestano lavoro. In tutto un migliaio di persone che potrebbero vedere la loro attività rimessa in discussione se il governo non dovesse garantire gli impegni assunti per legge e sui quali sono state programmate le attività delle aziende interessate. Sotto accusa ci sarebbe il ministro dell`Economia, Giulio Tremonti, che con il suo attivismo in materia di tagli avrebbe dato un`ulteriore sforbiciata alle disponibilità economiche da mettere sul tavolo e da devolvere ai giornali di idee e a quelli gestiti da cooperative. L`editoria, dunque, avrebbe fatto la fine di altri settori. mobilitati in questi giorni per ottenere un ripensamento di via XX settembre e del governo. Rischiano di rimanere stritolati quotidiani come Avvenire, Il Riformista, Secolo d`Italia, la Padania, Europa, il manifesto, Liberazione e La Voce Repubblicana. A tutti viene obiettato da chi contesta il finanziamento pubblico che tutte le testate giornalistiche debbono imparare a stare sul mercato e ad autofinanziarsi. Punto di vista facilmente contestabile se si considera che è molto facile autofinanziarsi quando si fa pornografia, ma lo è molto di meno se invece ci si adopera per diffondere le idee e discutere di politica. «Lanciamo un appello al governo affinché non oscuri il servizio pubblico che Radio Radicale fa da trent`anni - rilevano i radicali in una nota specifica - c`è una predisposizione positiva» da parte della maggioranza «ma per ora la situazione si è un po` ingarbugliata ed è per questo che abbiamo presentato un emendamento alla Finanziaria», attualmente al vaglio di Palazzo Madama.

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