Radio Radicale, dove sta l'errore

Dalla Rassegna stampa

I sette milioni a Radio Radicale stanziati dal governo con una norma del decreto Milleproroghe hanno suscitato reazioni molto dure di alcuni di quei giornali che - come il nostro - vivono una fase di acutissima incertezza sul proprio futuro.

Incertezza? Termine blando. Leggete l'articolo di Fabrizia Bagozzi, nella pagina a fianco, sul caso di Liberazione, il quotidiano di Rifondazione comunista che chiude i battenti alla fine di questa settimana. Chiude, capite? Abbiamo gridato al lupo al lupo per anni e ora ci siamo: chiusura, stop.

I piccoli giornali - quelli gestiti in cooperativa, quelli di partito, quotidiani locali, giornali diocesani vendono poco, non hanno pubblicità.

Quelli politici, per sovrammercato, scontano una crisi specifica legata alla più generale agonia della politica italiana. E allora Liberazione, manifesto, Riformista, Padania, Secolo, Europa, Unità: giornali politici addio? È questo lo sbocco più "moderno" di una obiettiva crisi del sistema?

Ci dispiace, ma tocca al governo fare qualcosa. Agli altri - a tutti noi - spetta quello di incalzare, fare proposte, inventare soluzioni. C'è un'unica cosa che non si deve fare: la guerra tra poveri. A giudicare dalla polemica manifesto/ Unità versus Radio Radicale il rischio c'è.

Il paradosso è che hanno un po' ragione tutti. «90 testate rischiano di chiudere entro tre mesi - ha scritto Matteo Bartocci sul manifesto - ma Monti salva la radio di Pannella col mini-fondo per la carta stampata». E Roberto Monteforte, sull' Unità, inizia con un «bel regalo di Natale per Radio Radicale». Entrambi si sono beccati gli strali di Pannella proprio dalla sua radio.

La verità è che l'errore l'ha fatto il governo. Nulla quaestio da parte nostra sulla conferma della convenzione tra governo e Radio Radicale, la quale da anni e anni svolge effettivamente un ruolo di servizio pubblico, e lo fa bene. Se poi sette milioni siano tanti o pochi non sta a noi dirlo, magari sono parecchi ma prima erano di più: semmai quello che infastidisce è la solita litania, riattizzata da questa vicenda, del tipo «è una cambiale pagata da Berlusconi ai radicali per il loro voto alla camera» eccetera eccetera che ha invaso il sito dell'Unità.

Ma, detto questo, è evidente che se volete dare i soldi all'emittente pannelliana, ma perché diavolo li prendete dal piccolo fondo destinato ai giornali di idee, cooperativi e di partito? È come se per finanziare gli asili nido si sottraessero i soldi per il pronto soccorso. È questo che indigna.

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