Radicali e sinistra Bersani il tessitore è cauto su Bonino

Dalla Rassegna stampa

“Non escludo nulla, non ho mai escluso nulla nella vita. Però non ne so niente. Per ora preparo le liste Bonino-Pannella”. La vicepresidente del senato risponde così alle voci sulla sua candidatura alla presidenza del Lazio `marrazzato`. Ieri si è occupata tutto il giorno dell`emendamento salva-Radio Radicale al senato: il testo che destina 30 milioni in tre anni perla convenzione è pronto, ma non essendo lo stanziamento nominale, non c`è certezza che finisca effettivamente all`emittente. Dell`ipotesi che agita le stanze Pd, Bonino si preoccupa molto meno. Da Torre Argentina fanno sapere che buona creanza prevede che per discutere almeno ci si incontri. E a oggi nell`agenda di Bersani non c`è una casella con scritto «radicali». Trattamento unico, fra gli alleati e gli alleabili in vista delle regionali. Dopo Di Pietro, ieri il neosegretario ha visto Nichi Vendola, oggi tocca a Ferrero e Diliberto, più avanti vedrà Cesa e Casini. Radicali, nessuno. Anzi, sulla nomination di Bonino, Bersani va con i piedi di piombo: «Non facciamo totonomi. È chiaro che in un quadro di alleanze verranno scelti i candidati vincenti. Ma lo schema da seguire è: prima la piattaforma, poi le alleanze e poi la scelta del candidato, non il contrario». Bersani sa che nel Lazio la situazione è incartata. Nessun candidato alla segreteria ha superato il 50%, ma la conflittualità interna è tale che l`area Marino, ago della bilancia, è orientata alla scheda bianca. Quanto alla regione, Rosy Bindi, Marino stesso, Andrea Riccardi hanno detto, no senza appello. Enrico Gasbarra, recente dalemiano, si è fatto indietro. Prima della caduta del governatore, Oltretevere aveva dato il nulla osta all`alleanza fra con l`Udc. Ma ora, dopo lo «scandalo», potrebbe ritirare la benedizione, anche nel caso - dichiarato - in cui il Pd sia disponibile a votare un centrista. Ma quale? Marco Follini e Bruno Tabacci, tirati in ballo, hanno risposto no. In un mare di macerie, resta in campo l`ipotesi Bonino, almeno finché lei non la smentisce. I radicali prenderanno una decisione al congresso di Chianciano. Se dovessero decidere di partecipare alle primarie, non ci sarebbe partita. Bersani sa che Emma nel Pd ha molti entusiasti. Almeno quanti scettici. «È un`ottima persona e una politica di razza. Ma rischiamo di confondere l`elettorato: Bersani punta sul lavoro, e noi candidiamo una super liberale contro una sindacalista come Renata Polverini?», si interroga il consigliere Alessio D`Amato. Un limite, ma forse anche un vantaggio: non è un mistero che i radicali peschino voti a destra. Quanto alla sinistra, ieri Bersani ha incontrato Nichi Vendola, nella sua doppia veste di presidente della Puglia e di leader di Sinistra e Libertà. I due davanti ai giornalisti hanno spiegato di aver riaperto un percorso di confronto. Ma dalle dichiarazioni non si è chiarito un gran ché. Bersani: «Dal livello nazionale del Pd partirà una proposta generosa: non metteremo veti, faremo una proposta molto larga che abbraccerà tutto l`arco delle forze di opposizione». Vendola, a proposito della,sua conferma: «Io non sono abituato a fare passi indietro, semmai passi in avanti». Il guaio è che il veto, su Vendola, lo mette l`Udc. Ieri Lorenzo Cesa gli ha risposto di slancio: «Siamo del tutto alternativi rispetto all`attuale presidente della Puglia». E Angelo Sanza, plenipotenziario per la trattativa regionale: «Abbiamo tutta la buona volontà di stringere una nuova alleanza, ma per noi la discontinuità è che Vendola si faccia da parte. Quando ci si siede a un tavolo di confronto, nessuno può avere l`aureola da candidato. II nuovo segretario Pd faccia la sua raccolta di opinioni. La nostra la conosce. Ormai ha tutti gli elementi per decidere».

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