Radicali a rischio eclisse, appello per le firme

Perso il «taxi» con Storace, estenuati da una corsa a ostacoli senza tregua verso il traguardo elettorale, ora i Radicali rischiano seriamente l'estinzione. Almeno sul piano istituzionale. Incastrato tra i sordi veti del Pd e la trappola dell'«accordo tecnico» con il leader della Destra, il partito di Marco Pannella e di Emma Bonino, a corto ormai di tempo e di energie, e anche lacerato al proprio interno, ha quasi la certezza di scomparire dal parlamento italiano. E molte probabilità di rimanere fuori anche dai consigli regionali del Lazio e della Lombardia, le regioni dove si presenta. Ieri sono stati gli stessi candidati governatori, rispettivamente Giuseppe Rossodivita e Marco Cappato, a lanciare l'Sos sulla raccolta delle firme necessarie alla presentazione delle liste radicali «Amnistia giustizia e libertà». Da Milano l'appello è stato rilanciato perfino dallo sfidante montiano Gabriele Albertini, che ha colto invitato i cittadini a firmare nei banchetti Radicali proprio mentre Cappato annunciava che solo «un miracolo laico» avrebbe potuto salvarli. Ieri infatti, a 40 ore dalla scadenza del termine, erano state raccolte solo due mila delle nove mila firme necessarie al listino lombardo. Nel Lazio, invece, «per presentare il listino regionale del candidato presidente - spiega Rossodivita - sono necessarie 1750 firme e proprio su questo siamo in grosse difficoltà perché fino ad oggi le abbiamo raccolte principalmente a Roma». A ora di pranzo, ne mancavano ancora circa un migliaio ma lo stesso capolista ammette «il rischio concreto» di non riuscire a presentarsi. Al Senato e alla Camera, invece, ce l'hanno fatta ma solo in alcune circoscrizioni. Lo scoglio quasi insormontabile, qui, sta nei quorum, rispettivamente l'8% e il 4%. E i soldi: i rimborsi elettorali che scattavano già alla soglia dell'l% non ci sono più. Ecco quindi che la probabilità di veder cancellate le battaglie e i temi radicali dalla scena politico-istituzionale diventa pericolosamente alta. È vero che «anche dal 1996 al 2006 eravamo fuori dal Parlamento», come ricorda Cappato che però a quel tempo era tra i più attivi deputati europei. «La storia dei Radicali è fatta di persone che con il loro corpo sono sempre riusciti a determinare scelte politiche anche fuori dai palazzi del potere», aggiunge. Cappato, a differenza di Rossodivita, non avrebbe preso affatto il «taxi» di Storace. Ma tant'è. Per lui però è stato un «modo spregiudicato e coraggioso» di portare avanti la madre di tutte le battaglie, quella contro «la partitocrazia». Le porte chiuse a destra come a sinistra per i Radicali sono solo la controprova che la loro «analisi sulla criminalità dello Stato è troppo scomoda perché qualcuno scelga di farsene carico». La grande sfida, ora, sarà quella di verificare la tenuta interna: «Se saremo capaci di trovare obiettivi, strumenti e livelli di azione tali ribadire la nostra alternativa all'offerta politica tradizionale dei partiti, allora la spaccatura di può superare, come abbiamo fatto tante altre volte». Una cosa è certa: Pannella è già al lavoro. Il vecchio leone radicale ieri ha pranzato con il tesoriere Maurizio Turco e con Nicola Cosentino, il grande escluso dalle liste Pdl a cui lo stesso Turco aveva negato il voto per la custodia cautelare ma a cui Pannella aveva proposto successivamente la candidatura come capolista in Campania nelle liste per l'amnistia. Progetto fortunatamente abortito.
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