I Radicali: "Regione chiarezza sui conti"

Finalmente ci è stato distribuito il testo dell'assestamento di bilancio approvato nei giorni scorsi». A dirlo sono Giuseppe Rossodivita e Rocco Berardo, consiglieri alla Pisana della lista Bonino. Che sulla manovra regionale hanno da porre più di una domanda. Non solo a Polverini, ma anche, spiegano, «al consigliere Pd Mancini e al capogruppo Montino, che nei giorni scorsi, "aprendo" alla neopresidente, si erano vantati di aver lasciato conti in ordine, come l'assestamento, a loro dire, testimoniava». «È vero - chiede Rossodivita - che il disavanzo accertato col bilancio di previsione della giunta precedente, era di 3,2 miliardi di euro? Ed è vero che con l'assestamento si passa a 5,8 miliardi, con un aumento dell' 80%?». Non manca una vena polemica: «Poniamo queste domande pubblicamente - spiega il capogruppo radicale perché il presidente del Consiglio regionale Abbruzzese ha preferito altri in commissione Bilancio, escludendoci dal novero dei consiglieri che ne fanno parte». Altri dubbi riguardano il ricorso all'indebitamento: «È vero - chiedono gli esponenti della lista Bonino che col bilancio di previsione si autorizzava il ricorso a mutui per investimenti per 1,5 miliardi?». E allora perché, proseguono, ora i mutui schizzano a 5,1 miliardi, con un incremento del 237%, e per giunta con una riduzione della quota per investimenti? «Cosa nasconde - concludono i radicali - questa esplosione del disavanzo?». Intanto salgono i toni della polemica sulla manovra. «Sono incredula - afferma Giulia Rodano - la giunta ha aumentato di 4,3 milioni le "spese di rappresentanza" della presidenza». Pronta la replica della Regione: «Rodano come al solito non ha capito. Quegli importi servono a pagare spese fatte dal centrosinistra, ma non ancora rendicontate. Un'amministrazione che aveva scientificamente svuotato i capitoli dedicati alla presidenza: noi abbiamo stanziato, per tutto l'anno, il 50% di quanto loro hanno speso in tre mesi». Sel torna invece all'attacco sui temi sociali: «La scelta della Polverini - spiegano Luigi Nieri e Filiberto Zaratti - è di colpire le fasce più deboli. Lasciamo parlare i numeri: meno 15 milioni sul reddito minimo, meno 32,5 sulle case popolari, meno 5 sul Fondo per la povertà. Se a questo aggiungiamo i tagli alle energie rinnovabili (5 milioni) e quelli al piano perla depurazione delle acque (26milioni) è chiaro che la direzione è quella sbagliata». Perché poi, si chiedono i consiglieri, nel documento non si fa menzione delle aliquote Irap e Irpef che sono invece già aumentate?
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