I Radicali: "Ora Chiamparino garantisca la trasparenza"

Dalla Rassegna stampa

Bocche cucite, in piazza Castello, sulla «querelle» giudiziaria con Massimiliano Fuksas. E questo, nonostante l’archistar nell’intervista rilasciata ieri al nostro giornale - abbia aperto alla possibilità di ritirare l’atto di citazione, cioè di chiudere il contenzioso con la Regione sulla direzione artistica.

L’apertura di Fuksas
Due le condizioni dell’architetto: riconoscere le spese ai suoi collaboratori e poter tornare a mettere becco in quella che, fino a prova contraria, è opera sua.

Regione in forse
Ieri, al termine dell’incontro con l’Avvocatura regionale, l’assessore al Bilancio Aldo Reschigna non ha rilasciato dichiarazioni. Idem il direttore dei lavori e i suoi collaboratori. Un silenzio, quello dietro cui si trincera la filiera regionale, ai vari livelli, che rende la delicatezza della situazione. A maggior ragione, considerato che la partita della direzione artistica è solo il paragrafo di un capitolo più ampio: il nuovo grattacielo è nel mirino della Procura della Corte dei Conti, e della Procura della Repubblica. Non si escludono ulteriori scenari.

Bresso marca il punto
Da qui la prudenza nei commenti dei protagonisti di ieri e dell’altro ieri. «Decidemmo di trasferire il progetto da Spina uno all’area ex-Fiat Avio, senza bandire una nuova gara, dopo avere chiesto il parere dei nostri funzionari - ricorda l’ex-presidente della Regione, oggi europarlamentare -. In fondo il progetto e il progettista erano sempre quelli, nonostante la necessità di alcuni adeguamenti». Questione di rassicurazioni ottenute, secondo Bresso, ma non solo: «Quella scelta permise di risparmiare tempo e denaro. Tutto questo a fronte di un’opera fondamentale, che permetterà di abbattere i costi e razionalizzare gli uffici. Detto questo, capisco le preoccupazioni di Fuksas, di tanto in tanto mi chiama, e personalmente credo abbia ragione a chiedere la direzione artistica».

La mediazione di Pichetto
Gilberto Pichetto, assessore al Bilancio nella giunta Cota, rimanda agli atti: «Sulla direzione artistica avevo trovato un accordo con Fuksas. L’intesa, discussa e approvata in giunta, prevedeva la creazione di una struttura fissa, con presenza continuativa presso il cantiere, e il rimborso spese mensile per lo staff impegnato nell’opera. Totale: circa 240 mila euro in sei mesi. Poi si sa com’è finita la legislatura». Sulle contestazioni della magistratura contabile non si sbilancia: «Forse c’è stata un po’ di leggerezza, in termini di procedure, quando la Regione trasferì il progetto da un’area all’altra. Quanto alla parcella di Fuksas, è certamente onerosa... ma parliamo anche di un grande nome. Difficile giudicare la congruità di certe cifre». Anche lui difende la nuova sede: «Sarà più funzionale e meno costosa di tante sedi in affitto sparse qua e là. Piuttosto c’è da chiedersi cosa faremo di Palazzo Lascaris, più ancora che del palazzo in piazza Castello, quando anche il Consiglio regionale si trasferirà nel grattacielo».

Il dibattito
Giulio Manfredi, Radicali, chiede a Chiamparino e alla sua giunta «la massima trasparenza». Non poteva esimersi dal dibattito chi di grattacieli non ha mai voluto saperne. «Fuksas è preoccupato, ma non pensiamo che la differenza tra acciaio e cemento sia decisiva - intervengono Giorgio Faraggiana, Paolo Hutter e Guido Montanari, alfieri della lotta contro i grattacieli a Torino -. Piuttosto ci sarebbe da chiedersi se l’impresa stia cercando di risparmiare sui costi. Come è possibile che il più alto grattacielo della Regione costi solo 260 milioni mentre tutta quello di Intesa San Paolo quasi il doppio?».

 

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