I Radicali non strappano «Voteremo contro l'esecutivo»

Dalla Rassegna stampa

Si asterranno nell'unico voto previsto per oggi alla Camera, quello sul Rendiconto dello Stato, come faranno tutte le opposizioni. Sul voto di fiducia (o di sfiducia, se partirà la raccolta delle firme) il no, o il sì (dipende dalla domanda), il voto è altrettanto certo. E sarà contro il governo Berlusconi. Per i Radicali il problema non è questo. Sono le alleanze per le prossime elezioni politiche. Presto o tardi arriveranno e questa volta non ci sarà alcuna delegazione radicale, ma una corsa autonoma. Il problema è se il Pd proporrà ai Radicali un apparentamento dentro il centrosinistra (molto difficile: a San Giovanni Bersani neppure li ha citati nell'elenco dei facenti parte della futura coalizione) oppure se, cosa allo stato più probabile e di cui già si comincia a discutere nella galassia radicale, sarà corsa solitaria. A meno che non si concretizzi una bicicletta in compagnia di Beppe Grillo («L'unica vera novità della politica italiana», lo ha definito più volte Marco Pannella nelle sue conversazioni su Radio Radicale) e del suo movimento 5 Stelle, non fosse che per far superare a entrambi lo sbarramento stabilito al 4%, con l'attuale Porcellum.

Scenari. L'unica cosa certa è che la pattuglia dei sei deputati radicali (al Senato sono tre, compresa la Bonino) non tirerà tiri mancini al centrosinistra. Non ora, non qui. Non questa volta, insomma. Questa mattina il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, li incontrerà nella sede del partito, a Largo di Torre Argentina, dove lo aspetta un Marco Pannella a dir poco furibondo, con il Pd, come si sa. «Sono due anni che aspettiamo un chiarimento con il Pd (ed è un anno che i sei deputati radicali si sono autosospesi dal gruppo democrat) - diceva ieri l'ex leader senza neppure alzare la voce - e Bersani sa bene, come lo sa Berlusconi, quali sono le nostre richieste. E sono le stesse da anni». Il che, peraltro, è vero. Trattasi di battaglie storiche: amnistia e indulto, carceri, legge elettorale, diritti umani. Pannella ne ha parlato anche al premier, nella famosa cena di palazzo Grazioli, ma non ha registrato grandi aperture, solo una maggiore cordialità rispetto alla solita freddezza del Pd. Per Pannella sarebbe già qualcosa, ma non può essere tutto.

Non lo è, per dire, per Emma Bonino. Il popolo del web, Facebook e quello per strada, ma pure tra gli iscritti all'ultimo congresso del Pr, preferisce di gran lunga mandare a casa Berlusconi. Per Matteo Mecacci, «alla fiducia voteremo no, oggi ci asteniamo», per Maurizio Turco «i radicali stanno con coerenza all'opposizione, il Pd lo sa». E se Berlusconi portasse alla Camere la lettera inviata alla Ue, chiedendo la fiducia solo su quella? Rita Bernardini giorni fa ha detto «potremmo votarla», ma il segretario Mario Staderini ha ribadito: «Leggete le mie labbra, alla fiducia voteremo no, come sempre». Il problema vero sarà alle elezioni.

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