I radicali liberi debilitano Bersani

Dalla Rassegna stampa

L'alleanza del Pd coi Radicali somiglia al classico idillio amoroso, in cui il partner debole
(il Pd) s`innamora ed è convinto di poter cambiare il partner forte (i Radicali) per continuare a stare insieme. E non va mai in questo modo. Perché così come è impossibile pretendere che un pinguino voli (al massimo nuota), tutto si può fare fuorché chiedere a un radicale di non fare
il radicale. Nonostante Bersani avesse più o meno chiesto questo a Pannella, quando strinse l`accordo di sostegno alla Bonino candidata presidente nel Lazio e il giorno dopo se la ritrovò pure
candidata capolista in Lombardia contro il Pd stesso. Pannella è Pannella e la Bonino, per quanto riscuota successo nel cuore dell`elettorato piccolo borghese di centrosinistra e nel sedicente
ceto medio riflessivo progressista, resta sempre la Bonino: una radicale. E che radicale!
Lo sciopero della fame e della sete della Bonino contro «il regime che sta precipitando in una strage di legalità senza precedenti» è un tipo di iniziativa politica all`interno del quale i Radicali
non conoscono rivali. Il segretario dei Verdi Angelo Bonelli è in sciopero della fame da quasi un mese contro la Rai che oscura il suo partito e nessuno fino a oggi se n`è accorto. Tanto che
Bonelli, ex capo gruppo alla Camera nei tempi d`oro (per i Verdi, non certo per l`Italia) in cui Pecoraio Scanio imperversava ovunque, ogni giorno fa girare un comunicato stampa in ricordo
della sua solitaria, inascoltata protesta. Alla Bonino, invece, basta convocare una mezza conferenza stampa in via di Torre Argentina per accendere i riflettori sul suo partito. La politica è
un`arte e in certe pratiche di quest`arte i radicali sono maestri indiscussi. Così il Pd si ritrova ad appoggiare nella terza più grande regione italiana al voto (il Lazio segue Lombardia e Campania,
dove il centrodestra ha già vinto) una candidata presidente che minaccia apertamente di ritirare le liste elettorali del partito. Con la conseguenza diretta che se è difficile per un giovane uomo nel pieno delle forze reggere i ritmi di una campagna elettorale nella terza regione più popolosa d`Italia, figurarsi per una donna in gamba e brillante, ma che è pur sempre nata nel 1948. Il Pd è avvertito perché è anzitutto contro il Pd che l`iniziativa è rivolta. I Radicali protestano perché con la loro sola rete nazionale non riescono a raccogliere le firme previste dalla legge per essere presenti in tutte le province delle regioni che vanno al voto. Avevano in tal senso chiesto al Pd un aiuto, nonostante gli schiaffi dati ai democratici, dalla candidatura della Bonino in Lombardia
al voto contro il Pd in commissione vigilanza Rai. Il Pd, risentito (o rintronato) per i troppo schiaffi, ha finora risposto picche. Malgrado da un pezzo di minoranza interna sia arrivato un
qualche soccorso. Non da Area democratica di Franceschini, che una settimana fa ha detto chiaramente che lui la Bonino non l`avrebbe mai scelta.
L`aiuto arriva da Goffredo Bettini, regista della mozione Marino che al congresso democratico ha conquistato il suo bel 12%. Lo stesso Bettini che, meno di due anni fa, aveva promesso ai
Radicali l`elezione sicura di una decina di candidati parlamentari inseriti da Pannella nelle liste del Pd, che però se ne ritrovò poi soltanto sei promossi in Parlamento. Ma erano altri tempi:
allora, con la storia della vocazione maggioritaria, il Pd faceva la parte del martello e tutti gli altri del centrosinistra (Di Pietro escluso) erano piccole incudini da battere e ribattere.
Ipiù risentiti da questa subalternità ai Radicali sono i dalemiani, che già sabato con Nicola Latorre hanno provato a minimizzare le ultime uscite di Pannella e Bonino («film già visto») senza però riuscire a nascondere un fastidio generale e una precisa contrarietà politica. Ma è ovvio che non possono essere loro in campagna elettorale a criticare Bersani, dopo che la minoranza interna si è disciplinatamente rimessa alla linea del segretario. Eppure i dalemiani, a ogni uscita di Pannella
e Bonino, ci tengo a sottolineare l`estraneità al tipo di rapporto che Bersani ha accettato di avere coi Radicali nel Lazio e nel resto d`Italia (soltanto in tre delle tredici regioni al voto, Piemonte
e Veneto, i Radicali sostengono candidati presidenti del Pd). Un rischio d`isolamento che Bersani sa di correre e che certo non semplifica la vita ai democratici in vista del voto.

© 2010 Liberal. Tutti i diritti riservati

SEGUICI
SU
FACEBOOK